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ANPI
Cividale del Friuli

la strage di Torlano (Nimis)
del 25 agosto 1944

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La mattina del 25 agosto 1944 giunse a Torlano, per una azione di rappresaglia, una colonna di mezzi corazzati delle SS, supportati da cosacchi e collaborazionisti fascisti, si fermò all'ingresso del paese. Secondo quanto era stato predisposto dal Comando superiore di Trieste, le vittime della rappresaglia dovevano essere 40, scelte a caso fra la popolazione. All'arrivo dei tedeschi le famiglie Comelli, De Bortoli e Dri, presagendo qualcosa di grave, si ritirarono in una stalla ritenendo il posto più sicuro.
Nuclei di partigiani, appostati sulle colline sopra Torlano, con scariche di mitragliatrici tentarono di ostacolare l'arrivo dei tedeschi, che con le loro autoblinde, riparate fra le case, risposero rabbiosamente al fuoco.
Mentre infuriava il combattimento, altri militari tedeschi, passarono di casa in casa e tutte le persone trovate vennero accompagnate e rinchiuse in una stanza dell'osteria di Giobatta Comelli, ora "Al Paradiso", dove faceva buona guardia un SS.
Luigi Saracco, sfuggito al rastrellamento, venne visto da un soldato tedesco che da un centinaio di metri, con un colpo di fucile, lo colpì a morte.
Intanto arrivò in motocicletta con il mitra a tracolla il maresciallo delle SS Joachim Fritz, detto il boia di Colonia, il quale si fermò nel cortile dell'osteria e diede l'ordine di fare uscire, uno alla volta, le persone ivi rinchiuse. Con un colpo di pistola le fece stramazzare a terra e a tutti toccò la stessa sorte.
Giuseppe Vuanello di anni 20 da una finestra osservò terrorizzato la macabra esecuzione e approfittando di un momento di distrazione del boia, con una corsa disperata, scomparve in un vicino campo di granturco.
Le vittime ricoperte di paglia e cosparse di benzina vennero date alle fiamme. Il boia entrò quindi nella casa dove erano rinchiusi Giobatta Comelli, la moglie e la figlia. A nulla valsero le loro suppliche, uno alla volta caddero in una pozza di sangue. Il figlio Albino, che si era nascosto nella cappa del camino, assistette al fatto e due anni dopo, dopo essersi confessato, si toglierà la vita con un colpo di fucile.
A 60 metri circa di distanza, in una stalla dove si erano rifugiati i membri delle famiglie De Bortoli e Dri, lo stesso boia consumò il secondo atto della tragedia.
A uno a uno fece uscire dalla stalla gli uomini e nel cortile li uccise a colpi di pistola assistito da un appartenente alla milizia.
Si salvarono attraverso una finestra da cui si gettava il letame Giovanni Dri, Paolo De Bortoli di anni 6, Pasquale De Bortoli con in braccio Serena Dri. Nella stalla rimasero le mamme che stringevano al seno le loro creature piangendo e pregando. Nella Stalla fecero ingresso il tenente Wunderle e alcune SS che spararono finche non ci fu più segno di vita. Rivoli di sangue scorsero sul selciato. I carnefici diedero fuoco alla stalla per coprire l'orrendo delitto. Da questo ultimo e terrificante atto atto riuscì a salvarsi miracolosamente nonna Elisa Spironello che era andata in casa a prendere qualcosa da mangiare per i nipotini affamati e che fu invitata nascondersi da un soldato tedesco e Gina De Bortoli di 12 anni che, dopo aver visto cadere la mamma e i fratellini, si gettò a terra in tempo per non essre colpita. Tra grida e urla disperate, gli uccisi le piombarono addosso. Uditi i lamenti della madre, sempre più fievoli e con i vestiti in fiamme, con grande coraggio tentò la fuga riuscendo a fuggire nei campi e ad arrivare a Ramandolo dove fu soccorsa. Sarà, in seguito alle gravi ustioni, ricoverata all'ospedale di Gemona dove uscirà dopo alvuni mesi.
Tre giorni dopo la strage i corpi carbonizzati delle 33 vittime innocenti furono pietosamente raccolti e, dopo la benedizione del parroco, sepolti in una fossa comune nel cortile dell'allora osteria Traunic. Il
15 aprile 1947, con una solenne cerimonia, i miseri resti furono traslati in cimitero

i nomi delle vittime

Giobatta Comelli con la moglie Lucia Vizzutti e la figlia Rosa

Giovanni Comelli di anni 53, la moglie Anna Vizzutti di anni 46, i figli Idelma di anni 22, Stefano Luigi di anni 21, Rita di anni 19, Vittorio di anni 17, Luciano di anni 15, Bruno di anni 11, Giovanni Maria di anni 9

Ruggero Dri di anni 48, la moglie Lucia Vizzutti di anni 39 con i figli Teresa di anni 13 e Ferruccio di anni 11

Virginio De Bortoli di anni 64 con i figli Silvano di anni 21, Antonio di anni 19, Santa Perlin in De Bortoli di anni 35 con i figli Vilma di anni 11, Onelio di anni 9, Bruno di anni 6 e Luciano di anni 2 e Maria

Francesco Blasutto di anni 72, la figlia Romilda di anni 37 con il marito Giovanni Pellegrini di anni 39

Giuseppe Cussigh di anni 27, Gelindo Sommaro di anni 38, Alfredo Bazzaro di anni 34, Luigi Saracco e Valentino Petrossi

Che il sacrificio di questi nostri fratelli sia monito e richiamo alla pace e alla concordia.

Nota della redazione:: quanto sopra riportato è la relazione storica letta lo scorso 25 agosto 2023 a Torlano nel corso della cerimonia di commemorazione della strage del 1943. Ci è sembrata interessante e abbiamo deciso di pubblicarla con il contribito documentale dell'Amministrazione comunale di Nimis che ci ha fatto pervenire copia della relazione. Nel corso della stesura di questa pagina abbiamo eseguito alcune correzioni e integrazioni per rendere più completo il resoconto dell'evento.
Il fascicolo dell'inchiesta riguardanti la strage di Torlano fu ritrovato nel 1994 in un armadio con le ante rivolte al muro ("Armadio della vergogna") custodito in uno sgabuzzino della cancelleria della procura militare insabbiato assieme ad altri dossier (più di 600) relativi a crimini di guerra commessi dai nazifascisti nel periodo 1943-45

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