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ANPI
Cividale del Friuli

liberazione di Cividale

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Sul Messaggero Veneto sono apparsi in queste ultime settimane degli interventi relativi alla Liberazione di Cividale avvenuta negli ultimi giorni della II Guerra Mondiale. L'ANPI è intervenuta per chiarire alcuni fatti e rispondere ad alcune ricostruzioni, diciamo così, piuttosto "imprecise". Una risposta, quella dell'ANPI di Cividale, quantomeno necessaria per rispondere a un ennesimo episodio di un progetto politico che cerca di sminuire il ruolo dei partigiani Garibaldini nella Lotta di Liberazione mettendo in risalto solo l'azione di una parte del movimento resistenziale, quella ritenuta più affine ai loro valori di riferimento. Una operazione "volgare" sostenuta da parti significative del centrodestra e purtroppo anche da alcuni autorevoli esponenti del centrosinistra a cui ogni lontano riferimento ai valori del socialismo fa ribrezzo perché poco in linea con il sentire "moderatissimo" di questa parte del quadro politico italiano.

Ecco qui la lettera che l'A.N.P.I. di Cividale ha inviato al direttore del Messaggero Veneto di Udine

 

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Associazione Nazionale Partigiani d’Italia
Sezione di Cividale del Friuli
Città decorata con Medaglia d’Argento al V.M. per i fatti della Resistenza

Spett.le Direttore Dott. Tommaso Cerno

Da un po’ di tempo assistiamo passivamente alla querelle (peraltro innescata dal suo giornale) relativa alla Liberazione, il 1° maggio 1945, della città di Cividale del Friuli.

Nel dossier dedicato al 25 aprile del “Messaggero Veneto” in un articolo a firma Mario Blasoni infatti è comparsa la seguente affermazione:

“Il primo maggio anche Cividale è liberata dagli osovani di Aldo Specogna e di Tarcisio Petracco ai quali danno manforte contro gli ultimi tedeschi gli alpini del reggimento Tagliamento arresisi ai fazzoletti verdi. Ma il giorno dopo c’è la calata degli slavi e la gente, impaurita, si chiude nelle case. Per fortuna il 3 maggio arrivano le forze canadesi e la tensione diminuisce.”

A questo sono seguiti gli interventi della prof. Biancamaria Scalfarotto Rieppi, vedova del comandante partigiano Paolo Rieppi “Giovanni”, le successive precisazioni dei famigliari del colonello gladiatore Aldo Specogna e da ultima la lettera-rivelazione di Gianni Conedera da Ovaro.

Quest’ultimo addirittura rincara la dose citando il libro “Dalla Resistenza a Gladio” (da lui stesso scritto) sostenendo di avere la testimonianza di tale “Kaspar Schwalt, altoatesino, militare della seconda Compagnia della 24esima Divisione Waffen Gebirgs Karstjäger der SS di stanza, guarda caso a Cividale. Ecco le sue parole testuali: (a Cividale)… siamo rimasti fino al 2 maggio 1945, quando abbiamo ricevuto l’ordine di marciare verso Udine per consegnarci agli alleati”.

Ecco quindi le brillanti conclusioni dell’autore:

“Dunque Cividale è stata abbandonata volontariamente dai tedeschi, per ordini superiori, e non liberata dai partigiani. D’altra parte, pare impensabile e non credibile che ciò che i partigiani non erano stati in grado di fare per mesi, (scacciare i tedeschi), possano averlo fatto invece a conflitto praticamente concluso. Kaspar non parla di combattimenti a Cividale! Quando i tedeschi se ne sono andati, i reparti partigiani, rimasti alla macchia per lunghi mesi, ben attenti a sottrarsi ai frequenti rastrellamenti, si sono riversati nella cittadina, facendo a gara a chi vi entrava per primo, glorificandosi liberatori.”

Si chiude così il cerchio: prima i liberatori sono gli osovani ai quali danno manforte gli “alpini” del reggimento Tagliamento, poi addirittura sono i tedeschi che se ne vanno tranquillamente da Cividale senza colpo ferire. In questo modo si legittima la favola che Osoppo e Tagliamento hanno difeso Cividale dall’invasione slava!

Le affermazioni del giornalista Mario Blasoni e di Gianni Conedera, le loro deduzioni sono la quintessenza della falsità storica e sono la dimostrazione della mancanza di rispetto per i Caduti (in quei tragici giorni per la Liberazione di Cividale vi furono 12 Partigiani caduti (1)), nel caso specifico di Conedera, sono anche la dimostrazione di un sentimento anti-italiano essendo le sue affermazioni interpretabili come sostegno all’occupazione nazista e alla conseguente perdita di sovranità dello Stato italiano.

La 24. Waffen Gebirgs Karstjäger Division der SS “di stanza, guarda caso a Cividale” si è macchiata di concerto ai repubblichini di innumerevoli fucilazioni e torture consumatesi nella sede della Caserma “Principe di Piemonte” e nella caserma “Lanfranco-Zucchi” luogo di detenzione e sofferenza per innumerevoli patrioti; i loro diretti superiori erano il Gauleiter Friedrich Reiner e appena sopra il Führer della Germania nazista. A guerra finita nella località chiamata “Cjamp des verzis” e ora nota come “Fosse del Natisone” si esumarono le spoglie di ben 105 fucilati! Chieda il Sig. Gianni Conedera alle sue fonti testimoniali che ricordi hanno di quelle fucilazioni di militari, partigiani e civili, uomini e donne!

Il reggimento “alpini” Tagliamento ha compiuto pari atrocità nel territorio della vicina Slovenia e non ha esitato a sopprimere partigiani e civili e a mandarne innumerevoli nei lager dell’alleata e occupante Germania di Hitler ed era parimenti alle dirette dipendenze di Reiner. Tant’è che il loro labaro si fregia di due croci di ferro con tanto di svastica nazista che esibiscono ancora, senza vergogna, nelle varie manifestazioni anti-partigiane. Sappiano gli alpini dell’ANA che gli alpini, quelli veri appartenenti all’Esercito italiano, fecero la scelta della lotta di Liberazione, in Jugoslavia come in Italia, e che questa scelta pagarono con migliaia di caduti e con decine di migliaia di deportati nel lager nazisti! Il tanto decantato “spirito alpino” non può essere certamente quello di uccidere civili inermi al soldo dell’occupante nazista come invece fecero gli “alpini” del Reggimento Tagliamento!

Cividale fu liberata dal ufficiale degli alpini e comandante della SAP prof. Paolo Rieppi “Giovanni” che ha illustrato precisamente i fatti nella relazione redatta nei giorni successivi alla Liberazione (2). Ad onore del vero tutta la parte nord-est di Cividale era stata liberata in gran parte dall’intervento, in alcuni casi congiunto coi garibaldini, a opera del Beneški bataljon parte del IX Korpus dell’Esercito di Liberazione Jugoslavo, che a pieno titolo, in quanto forze Alleate, erano presenti anche a Cividale nei giorni della Liberazione.

In quanto alla consistenza dei reparti osovani, per riportare le parole di Paolo Rieppi “aveva una forza molto esigua. Quel giorno, alla sfilata (per la Liberazione della città. Ndr), ci saranno stati una ventina di osovani...» la qualcosa corrisponde a tutte le relazioni e memorie dell’epoca a partire da quella del Monsignor Valentino Liva (3) nelle quali, tra l’altro, si parla ancora di un centinaio di persone detenute dai tedeschi nella caserma “Principe di Piemonte” alla data del 1 maggio 1945.

Rieppi chiarisce ulteriormente: “Quando il due maggio è sfilata per Cividale anche la Osoppo, con in testa il comandante della VII Brigata (Aldo Specogna Ndr), vidi che dietro di loro venivano anche militi repubblichini con il fazzoletto verde.” E’ chiara l’operazione di Specogna, dimostrare una consistenza numerica maggiore della realtà per impressionare. Ricordiamo che l’inquadramento di interi reparti fascisti nelle file partigiane era espressamente vietato dalle disposizioni del CVL e del CLNAI. (4)

Ribadiamo quindi che la liberazione della Città di Cividale del Friuli è avvenuta grazie alla battaglia sostenuta dalle formazioni Garibaldi e S.A.P. al comando di Paolo Rieppi e con l’esiguo intervento della formazione Osoppo rafforzata da alcuni elementi del Reggimento R.S.I. “Tagliamento” alla quale apportarono l’armamento in loro possesso (guardandosi bene da spartirlo, come da accordi e come stabilito dalle disposizioni citate del CVL e CLNAI, con le altre formazioni garibaldine). Il grosso della truppa R.S.I. rimase asserragliata nell’edificio già sede dell’Istituto Orfani di Guerra fino alla loro traduzione per accertamenti in quel di Udine.

Il 2 maggio 1945 (non il 3 maggio come segnalato da Blasoni) entrano a Cividale e nel suo territorio integralmente liberato dai partigiani le truppe neozelandesi (non canadesi come indicato da Blasoni).

Per motivi di spazio non ci è possibile riportare nella loro integrità le relazioni citate per cui forniamo le note bibliografiche:

1 – “Piazza della Resistenza” di Giuseppe Jacolutti, in pubblicazione a cura dell’Amministrazione comunale di Cividale per l’inaugurazione del Monumento alla Resistenza – Aprile 1975
2 – “Cividale: 1 maggio 1945 : la liberazione” Relazione di Paolo Rieppi, in Storia contemporanea in Friuli, n. 32, 2001
3 – “Un apostolo friulano del '900 mons. Valentino Liva”, - Bruno Baccino - AGF/IMOCO spa, Udine 2007
4 - Doc. n. 202, in data 3 febbraio 1945 indirizzato a tutti i comandi regionali, riguardante le direttive operative nella fase insurrezionale (Atti del Comando generale del Corpo Volontari della Libertà, a cura di Giorgio Rochat, prefazione di F. Parri, Franco Angeli Editore / La Società, p. 368); "Storia del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia" Franco Catalano - Bompiani – 1956 e "Documenti ufficiali del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia" 1945.

Egregio direttore Le chiediamo quindi di rimediare a quanto pubblicato concedendo alla nostra Associazione, rappresentante dei Partigiani e degli anti-fascisti che hanno Liberato il nostro Paese, diritto di replica e trovando adeguata collocazione all’interno del Messaggero Veneto da Lei diretto.

Nel ringraziaLa per la cortese attenzione le porgiamo i nostri distinti saluti.

Cividale del Friuli, 19 giugno 2015 

Per Il DIRETTIVO A.N.P.I.
Sezione di Cividale del Friuli
 

 

alcune note aggiuntive

 

Disposizioni del Comando generale Corpo Volontari della Libertà – 3 febbraio 1945

«È compito delle formazioni partigiane: - affrettare il dissolvimento delle forze coscritte ricuperandone l’armamento; - attaccare e distruggere dovunque ciò è possibile le forze volontarie fasciste.»

Doc. n. 202, in data 3 febbraio 1945 indirizzato a tutti i comandi regionali, riguardante le direttive operative nella fase insurrezionale (Atti del Comando generale del Corpo Volontari della Libertà, a cura di Giorgio Rochat, prefazione di F. Parri, Franco Angeli Editore / La Società, p. 368).

Disposizioni del Comando militare piemontese – 1 marzo 1945

«quando si tratta di trasferimento di interi reparti questi debbono presentarsi con armi ed equipaggiamento e dopo aver eliminato i loro superiori tedeschi e fascisti. Soltanto in questa maniera si avrà la garanzia dello spirito di lotta per la liberazione. Comunque il reparto va sciolto e i suoi elementi ripartiti tra le diverse formazioni partigiane. Dopo i numerosi e gravi casi di infiltrazione di agenti e di spie nazifasciste nei ranghi delle formazioni partigiane, attraverso presunte defezioni e diserzioni, è compito di ogni comando di esercitare la più severa azione di controllo sui nuovi gregari fino a che essi non abbiano dato prove inequivocabili di fedeltà e di lealtà.»

Allegato I. Il Comando militare regionale piemontese ai Comandi zona e ai Comandi delle formazioni dipendenti, 1° marzo 1945 Atti del Comando generale del Corpo Volontari della Libertà, cit., p. 440

Disposizione del CLNAI - 13 aprile 1945

Il Comitato di Liberazione Nazionale per l'Alta Italia, delegato dal Governo Italiano, decreta:

1) La lotta intrapresa contro le formazioni militari nazifasciste va continuata fino alla loro resa senza condizioni. All'atto della resa, le formazioni nazifasciste devono consegnare, oltre alle armi, tutti gli altri mezzi e materiali di sui sono dotate.
2) Senza eccezione, tutte le formazioni armate che abbiano servito la cosiddetta "repubblica sociale italiana" devono essere disciolte e disarmate. Sotto nessun pretesto - anche quando esse si dichiarassero pronte a passare al servizio del CLN - tali formazioni possono essere impiegate per servizi di qualsiasi natura. Gli individui già appartenenti alle formazioni militari fasciste, i quali, dopo lo scioglimento di esse, vengono catturati armati, vanno passati per le armi.
3) i militari dell'esercito fascista (ad eccezione degli ufficiali e sottufficiali) che prestano il servizio obbligatorio (richiamati o di leva) e che si arrendono a norma dell'art.1, vanno lasciati in libertà. Se constino responsabilità per delitti previsti dalle disposizioni vigenti, devono essere internati. Gli ufficiali e i sottufficiali vanno internati.
4) Tutti senza eccezione, gli ufficiali, i sottufficiali e i soldati appartenenti a formazioni militari volontarie fasciste (Brigate Nere, Muti, GNR, X MAS, Corpi di polizia, ecc.) una volta disarmati, devono essere internati, essendo necessario accertare le loro responsabilità. La custodia di questi gruppi deve essere rigorosa ed eseguita con forze sufficienti per impedire evasioni e liberazioni di massa.
5) Gli ufficiali e i soldati tedeschi che si arrendono, secondo quanto previsto dall'art. 1, vanno trattati ome prigionieri di guerra e consegnati agli Alleati appena possibile. In "Storia del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia" Franco Catalano - Bompiani – 1956 e "Documenti ufficiali del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia" 1945.
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