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ANPI
Cividale del Friuli

convegno sulle vicende
del Confine orientale
le osservazioni della sezione ANPI
di Cividale del Friuli

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Sezione di Cividale del Friuli
Città decorata con Medaglia d’Argento al V.M. per i fatti della Resistenza

Alcune considerazioni in merito al documento
“Prime riflessioni a seguito del Seminario sui confini orientali del 16 gennaio 2016”

 

Abbiamo letto con attenzione il documento “Prime riflessioni a seguito del Seminario sui ‘confini orientali’ del 16 gennaio 2016” e, alla luce della discussione che si è svolta nella nostra sezione, vorremmo sottolineare alcuni aspetti che andrebbero, a nostro parere, chiariti e approfonditi.

1. La definizione di “confine italo-sloveno” in sostituzione dell’ormai universalmente riconosciuto termine di “confine orientale” non ci sembra funzionale all’adozione dell’auspicabile “approccio transfrontaliero” allo studio delle vicende di quest’area. Tale definizione non chiarisce la complessità della questione e anzi la appiattisce in un semplice rapporto tra due entità statuali delle quali una, quella slovena, trova espressione di piena autonomia solo a partire dal 1991.
Per tentare di comprendere gli eventi storici di quest’area è necessario riferirsi a un arco spazio-temporale ampio, come già fatto dalla “Commissione storico-culturale italo-slovena” nel 1993 che prendeva in considerazione un arco temporale dal 1880 al 1956.
Inoltre il limite della definizione di “confine italo-sloveno” è quello di non tener conto della presenza di minoranze nazionali italiane in territorio sloveno e slovene (e anche croate, nel periodo del fascismo) nel territorio italiano.

2. Va approfondito il ruolo della repressione politica ed etnica; se da un lato il documento ricorda la complessità della repressione fascista e il disaccordo sui metodi (ma non nei fini) tra le istituzioni che controllavano il territorio, dall’altro non si sofferma sulle violenze fasciste: non solo scuole, ma associazioni culturali ed economiche chiuse a forza, beni requisiti, italianizzazioni dei cognomi, divieto di uso pubblico della lingua (anche per le funzioni religiose), per tacere delle uccisioni di intellettuali da parte dei fascisti. Fatti che forse si danno per acquisiti, ma che non lo sono per molte persone. Ad esempio quanti, anche all’interno dell’ANPI, sono a conoscenza della drammatica occupazione fascista della provincia di Lubiana e della presenza di campi di concentramento fascisti in Italia e in Slovenia? Quanti sanno che circa un quarto della popolazione slovena fu deportata durante l’occupazione italiana della Slovenia?

3. Va chiarito il confronto politico tra due aspetti altrettanto legittimi della Resistenza, cioè tra quello liberale-cattolico e quello social-comunista.

4. Va riconosciuto il fatto che se da un lato esisteva un “radicalismo politico degli organismi militari e politici sloveni” così pure esisteva un radicalismo politico anticomunista di alcune formazioni politiche e partigiane, che tra l’altro in più occasioni si mise in posizioni di contrasto con le direttive del CLNAI e del CVL. Nel dopoguerra questo radicalismo ha portato alla formazione dell’organizzazione clandestina “Gladio”, che agirà anche nelle nostra zone, in particolare nelle Valli del Natisone.

5. In merito alla frase nell’ultimo capoverso di pagina 9 del documento:

"un episodio in cui la subalternità delle organizzazioni locali del PCI al radicalismo politico degli organismi politici e militari sloveni ebbe l'effetto di trasformare una legittima operazione di polizia partigiana nei confronti di una accertata collusione con forze repubblichine da parte del comando della Brigata Osoppo, in un eccidio efferato, del tutto privo di giustificazioni politiche, militari ed etiche, e destinato a proiettare un'ombra su tutta la vicenda della Resistenza dell'area friulana"

e alla proposta di modifica inoltrata da E. Ruffino:

"un episodio in cui appare la subalternità delle organizzazioni locali del PCI agli organismi politici e militari sloveni ebbe l'effetto di trasformare una operazione gappista nei confronti del comando della Brigata Osoppo, in un eccidio efferato, destinato a proiettare un'ombra su tutta la vicenda della Resistenza dell'area friulana"

i) ci sembra eccessivo parlare di “subalternità delle organizzazioni locali del PCI agli organismi politici e militari sloveni” riferendosi a un contesto di cobelligeranza in cui erano forti le spinte internazionaliste.

ii) ci sembra altresì non corretto glissare sul fatto che l’operazione gappista seguì accertati episodi di collusione tra il comando della I Brigata Osoppo e forze repubblichine.
Riteniamo pertanto sarebbe più opportuno scrivere quanto segue:

“Un episodio che, in un contesto di diverse visioni politiche sulla lotta di liberazione tra le due formazioni partigiane, e a seguito di accertati episodi di collusione col nemico da parte del comando della Brigata Osoppo, ebbe l’effetto di trasformare un’operazione gappista nei confronti del I comando della Brigata Osoppo in un eccidio efferato, destinato a proiettare nel dopoguerra un’ombra su tutta la vicenda della Resistenza dell’area friulana”.

Cividale del Friuli, febbraio/marzo 2017

Il direttivo della Sezione
ANPI di Cividale del Friuli