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Cividale del Friuli

la X MAS al confine orientale

Cividale del Friuli, 21 febbraio 2020

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Nota della redazione: proponiamo qui di seguito i passaggi più significativi dell'intervento dello storico Luciano Patat, autore del libro "La X MAS al Confine Orientale" - ed. Centro di ricerca storico e sociale "Leopoldo Gasperini".

La X MAS viene costituita il 14 settembre 1943 quando il principe Junio Valerio Borghese incontra il comandante della marina militare tedesca del litorale ligure, Max Berninghaus, e ottiene l’autorizzazione a dar vita a une formazione militare riconosciuta come unità autonoma alle dirette dipendenze dei tedeschi. In quella stessa sede a Borghese viene riconosciuto il comando della formazione.
La neocostituita X MAS non ha nulla a che vedere con i reparti MAS della i Guerra Mondiale, quelli che affondarono a Pola e a Trieste le corazzate austriache e nemmeno con la X Flottiglia MAS, una unità speciale addestrata ad operare dietro le linee nemiche, che durante la II Guerra Mondiale affondò numerose navi inglesi a Creta, a Gibilterra e ad Alessandria d’Egitto.
La X MAS di Borghese è una formazione di fanteria che viene costituita senza prendere accordi con Mussolini né con altri gerarchi fascisti che di lì a poco daranno vita alla Repubblica Sociale italiana (RSI).
La X MAS non entra nei ranghi della RSI, non è sottoposta ai comandi né del governo di Mussolini e nemmeno delle autorità militari della RSI.
La X MAS assume fin da subito delle caratteristiche diverse rispetto alla altre formazioni della RSI: l’arruolamento è esclusivamente volontario e la selezione dei volontari non è molto rigorosa poiché vengono arruolati ragazzi giovanissimi, disertori da altre formazioni della RSI, uomini dal passato non molto limpido e uomini che hanno ancora dei conti aperti con la giustizia.
La X MAS offre migliori condizioni di ingaggio: vengono pagati di più, hanno migliore dotazione di vestiario, hanno una disciplina meno rigida e un rancio più abbondante e di miglior qualità perché i soldati mangiano alla stessa mensa degli ufficiali.
Questi vantaggi sono alla base delle diserzioni di molti soldati che, da altri reparti della RSI, andranno ad accrescere le fila della X MAS.
La X MAS viene utilizzata dai tedeschi in modo quasi esclusivo nella lotta antipartigiana e a tal fine viene appositamente addestrata; i primi reparti furono mandati in Toscana ad essere addestrati dalla Divisione Goring, una divisione molto ben attrezzata e particolarmente feroce che dalla Campania alla Toscana ed Emilia Romagna, si macchierà di numerosi eccidi.
Nei rastrellamenti la X MAS usa gli stessi metodi dei tedeschi: incendi di paesi, fucilazione di prigionieri e civili, razzie di bestiame, furti nelle case, ….
A Mommio, in provincia di Massa Carrara, i marò incendiano il paese uccidendo 19 abitanti, a Guadine di Massa altri 12 civili, a Forno di Massa i militari della X MAS, dopo aver incendiato il paese, fucilano assieme ai militari tedeschi 56 abitanti. Proprio a Forno il comandante tedesco affida al tenente Umberto Bertozzi, capo della polizia della X MAS, la scelta fra chi fucilare e chi spedire in Germania, compito che, come si evince dal rapporto inviato al comando della X MAS, il Bertozzi compie con grande scrupolo ricevendo il plauso dei tedeschi stessi.
Dice il bertozzi nella relazione: “Ribelli fucilati 61, ribelli uccisi in combattimento oltre un centinaio, favoreggiatori spediti in Germania al lavoro obbligatorio 30, case bruciate 20, in fuga sui monti qualche centinaio dei 700 presenti nel paese, nessuna perdita, nessun ferito, morale altissimo, comportamento generale eccellente, collaborazione nostra visibilmente apprezzata dai tedeschi”.
E' in queste prime operazioni che la MAS decima si guadagna il titolo di nemico spietato delle formazioni partigiane, fama che si consolida in Liguria, poi in Piemonte dopo il trasferimento nel maggio del 1944, quindi nel Trevigiano e nella Pedemontana pordenonese dove alcuni reparti arrivano nel novembre del 1944 per partecipare alla fase finale delle operazioni contro la Repubblica Partigiana della Carnia.
Anche nel Pordenonese i marò della X MAS si macchiano di ogni genere di crimine, torture sui prigionieri ed esecuzioni. Trasformano l’albergo di Meduna, la sala delle udienze della Pretura di Maniago, il palazzo dei Conti Attimis di Maniago in carceri e luoghi di tortura, sottopongono a sevizie tutti i lavoratori della centrale idroelettrica di Montereale Valcellina, da cui si allontano portando via benzina, gomme, la cassaforte degli uffici e l’incasso della mensa degli operai. A Orgnese di Cavazzo Nuovo costringono gli abitanti ad assistere in piazza alla tortura di 7 giovani del paese presi a bastonate e cinghiate e fatti azzannare dai cani, a Tramonti di sotto fucilano 10 partigiani. In queste operazioni nel Pordenonese viene catturato Cino Boccazzi “Piave”, un ufficiale dell’Esercito del Sud che era stato aggregato alla missione inglese del maggiore Nicholson che teneva i contatti con le formazioni partigiane della Carnia e del Friuli.
Dopo l'arresto Boccazzi ha un incontro con Borghese che lo lascia libero sulla parola per un mese assegnandoli un duplice incarico: deve mettersi in contatto sia con Nicholson che con la formazione Osoppo per proporre un accordo in funzione antislava e antigaribaldina in difesa dei confini orientali. Boccazzi riesce a svolgere l’incarico assegnato e Nicholson comunica la proposta di Borghese al Comando delle forze alleate al sud.
Il comandante del battaglione "Valanga" presenta la proposta di Borghese a Candido Grassi, uno dei comandanti più importanti delle Brigate Osoppo.
Le trattative sono interrotte dal Comando del sud poiché la X MAS viene ritenuta inaffidabile avendo creato già un sacco di guai e comunque ci sono già dei contatti aperti tramite agenti in Svizzera.
In ogni caso Borghese e i suoi uomini hanno una pessima reputazione e forti sono i contrasti fra X Mas e le autorità politiche e militari della RSI che non riescono a controllare questa formazione e nemmeno esercitare su di essa una qualche autorità.
Saranno noti personaggi e gerarchi della RSI come il segretario del partito Alessandro Pavolini oppure noti gerarchi come Roberto Farinacci che chiederanno in più occasioni a Mussolini di riportare all'ordine questa formazione e di inquadrarla nell'esercito della RSI.
Su Borghese e sulla X MAS vengono avviate varie indagini e inchieste, da parte delle varie polizie fasciste e alcune sono ordinate espressamente da Mussolini che teme che Borghese voglia complottare contro la RAI perché sa che ha avviato contatti segreti con gli alleati, con esponenti del governo del sud e ufficiali dell'esercito monarchico e anche con alcuni comandanti partigiani.
Alla segreteria particolare del Duce arrivano numerosi rapporti di questori e prefetti che segnalano abusi e violenze commessi dai marò nel corso dei rastrellamenti e anche nelle caserme e nelle città in cun sono acquartierati: furti nelle aziende, sequestri arbitrari di materiali, minacce e ricatti a proprietari di fabbriche e a direttori di banca per farsi consegnare soldi o materiali, ricorso al mercato nero e al contrabbando soprattutto con la Svizzera.
A Lanzo d'Intelvi, in provincia di Como, viene aperta una convalescenziario della X MAS che copre dei traffici con la Svizzera finalizzati a ottenere valuta pregiata. E' indicativo il fatto che che a comandare questo reparto speciale sia il tenente Osvaldo Valenti, uno dei principali attori italiani dell’epoca.
Di questi traffici viene data notizia dal questore di Como nei frequenti rapporti che invia al ministrerò degli interni.
Mussolini incarica il Prefetto di Milano Mario Bassi di avviare una indagine su questi traffici e il prefetto, il 27 febbraio del 1945, invia un rapporto in cui conferma l’ampiezza del traffico, ma segnala che tale attività e autorizzata dal Sottosegretario di Stato alla Marina, che vedi caso, in quel momento è Juno Valerio Borghese.
Altri prefetti segnalano gli abusi della X MAS nei paesi in cui si acquartiera: il prefetto di Pisa, il 15 maggio 44, scrive al ministro delle Forze Armate di prendere energici provvedimenti nei confronti della X MAS perché i componenti si rendono responsabili di ruberie nelle case e di violenze contro la popolazione civile. Scrive il prefetto di Pisa: “Nel Comune di Palaia si trova da alcuni giorni alloggiato il battaglione "Lupo" della X MAS i cui militari si comportano in modo veramente indegno e sono assolutamente indisciplinati e disonesti. Numerose sono le lagnanze da parte della popolazione per le prepotenze continue”.
I prefetti di Milano e Torino si rivolgono a Mussolini per chiedere l’allontanamento dei reparti della X dalla loro città. Il prefetto di Novara, saputo che sta per arrivare sul suo territorio un reparto della X MAS, invia un telegramma urgente al ministero degli interni in cui chiede di dirottare il reparto da un’altra parte. Scrive il prefetto di Novara: ”Scongiuro intervento battaglione flottiglia MAS, formazione armata fu mai, che dovrebbe trasferirsi a Verbania. Formazione stessa dovrebbe molto più utilmente venire impiegata fronte di combattimento”.
Significativo è il rapporto che il prefetto di Milano, Mario Bassi, invia il 18 novembre del 1944 alla Segreteria del Duce in cui denuncia gli abusi della X MAS e chiede espressamente a Mussolini di allontanare la formazione da Milano. Scrive il prefetto Bassi: “Continuano con costante preoccupazione le azioni illegali commesse dagli appartenenti alla X flottiglia MAS. Furti, rapine provocazioni gravi, fermi, perquisizioni, contegno scorretto in pubblico rappresentano quasi la caratteristica speciale di questi militi. Sarebbe consigliabile pertanto che tutto il reparto, comando compreso, sia fatto allontanare da Milano".
A denunciare la preoccupante situazione interna della formazione, la sua scarsa disciplina e la sua scarsa efficienza militare è il generale Giuseppe Corrado.
Giuseppe Corrado è un generale della RSI che a marzo del 1945 viene imposto di forza al comando della X MAS dal Generale Rodolfo Graziani (comandante delle Forze Armate) e da Mussolini dopola norte del comandante operativo ucciso nel Litorale Adriatico.
Il gen. Corrado dopo due settimane dall’assunzione della carica, invia il 29 marzo del 1945 un rapporto a Graziani e segnala in particolare l’indisciplina che sarebbe alla base della scarsa efficienza militare della formazione, mette sotto accusa le modalità di arruolamento che fanno entrare nella X MAS elementi squilibrati e persone che hanno precedenti penali e denuncia la dubbia moralità di alcuni comandanti di reparto.
“Nel reclutamento non si è andati tanto per il sottile, la X è un refugium peccatorum per gente di ogni risma arruolatasi per trovare il modo per sbarcare il lunario. La X comprende anche alcuni elementi squilibrati che sono causa di disordine e forse anche elementi con precedenti non in regola.
- Capitano Guido Del Giudice capo dell’amministrazione del servizio di approvigionamento: elemento principalmente avido di danaro che ha raccolto in gran quantità da giorno del suo arruolamento
- Umberto Bertozzi le cui malefatte hanno costretto lo Stato Maggiore della Marina a denunciarlo al tribunale militare per atti di violenza e sadismo, oggetto altresì di vergognose accuse di natura morale.
- Beniamino Fumai, comandante del battaglione Sagittario, ha avuto 5 anni di galera per sfruttamento di donne, già capo delle squadre di azione di Trieste, ha trasformato il reparto in banda di delinquenti specialmente con l'immissione del gruppo "Mai morti", squadristi triestini che lo seguono ovunque.
Il giudizio più pesante sulla formazione e soprattutto sul principe Borghese viene espresso da Fernando Mezzasoma, Ministro della Cultura Popolare della RSI, un fedelissimo di Mussolini che, con la fucilazione a Dongo il 28 aprile 1945, seguirà fino in fondo il destino del duce.
Cosi scrive il ministro Mezzasoma nel rapporto al duce del 19 febbraio 1945: “La X MAS non è una cosa seria, essa è una accozzaglia di uomini reclutati con ogni mezzo e da ogni luogo, privi del minimo senso di disciplina, mal guidati e peggio istruiti, destinati a servire i capricci di un uomo smodatamente ambizioso, sommariamente infido, politicamente ingenuo che essendo incapace di porsi un qualsiasi programma concreto, se non di pensiero almeno di azione, conduce un gioco tanto ambiguo quanto inconsistente".
Nel dicembre del 1944 la X MAS viene trasferita nel Llitorale Adriatico (Adriatische Kunstenland), una zona sotto il diretto controllo tedesco dove la RSI non aveva alcun ruolo di rilievo non potendo nemmeno arruolare nelle proprie fila i cittadini del territorio.
L’occupazione tedesca modifica radicalmente la situazione politica perché i tedeschi, con l’obiettivo di ottenere il sostegno di almeno una parte della popolazione slovena e croata, pongono fine alla politica di italianizzazione forzata imposta dal fascismo e restituiscono alla popolazione slovena e croata quei diritti che per 20 anni non avevano potuto godere. Sono riaperte le scuole con insegnamento in lingua slovena, riprende la pubblicazione di giornali e libri sloveni, viene autorizzato l’uso dello sloveno nei luoghi pubblici (tribunali e anche alla radio) e vengono formati reparti collaborazionisti sloveni (i domobranci). La politica tedesca non riesce però ad evitare i contrasti nazionali che sfociano anche in alcuni gravi episodi di sangue. Il 5 agosto 1944 i fascisti fanno esplodere un paio di bombe al Teatro Verdi di Gorizia che provocano morti e feriti, proprio per protestare contro l’autorizzazione data dai tedeschi a una compagnia folkloristica slovena di fare uno spettacolo nell’italianissima sala del teatro.
Pochi giorni dopo, per rappresaglia, i domobranci fanno saltare il monumento ai caduti che si trova nel parco della Rimembranza.
In questo contesto arriva la X MAS e già il primo giorno si verifica il primo incidente quando al comando della X viene esposto il tricolore. I tedeschi avevano imposto di non esporre insegne nazionali proprio per evitare quei contasti di cui si parlava prima. Si registrano zuffe fra militari della X MAS e militari tedeschi, soprattutto con gli altoatesini di stanza a Salcano, dove c’erano anche le caserme della X MAS. Si registrano attriti con i domobranci sloveni che richiedono l’intervento pacificatore dei tedeschi, ma si registrano anche tensioni con i carabinieri e con i comandi del reggimento alpini "Tagliamento" e del battaglione bersaglieri "Mussolini" perché la X MAS svolge nel confronto di quei militi una attiva propaganda per farli disertare ed entrare nei loro ranghi. Diverse decine di bersaglieri della Mussolini diserteranno e il comando dovrà far capire ai propri soldati che con questo atto c’è il deferimento al tribunale militare.
Ma la principale preoccupazione per i tedeschi è la costante propaganda nazionalista e antislava che i militi della X MAS portano avanti. Impongono ai commercianti goriziani di esporre volantini tricolori della X, di rimuovere le scritte bilingui e la pubblicità in lingua slovena, stracciano i manifesti murali in lingua slovena, requisiscono i documenti di identità bilingui, rifiutano di pagare il conto nelle trattorie dove si parla sloveno, picchiano i civili che non rispondono al saluto romano o vengono trovati in possesso di stampa slovena, si rendono responsabili di furti nelle abitazioni dei civili durante i rastrellamenti e le azioni di pattuglia.
Tutti questi atti di violenza e sopraffazione vengono annotati dal questore di Gorizia, Vito Genchi (nominato da Mussolini nel marzo 1943, confermato nell’incarico dai tedeschi) e vengono segnalati al Governo della RSI anche se la portata di questi episodi viene smorzata a manifestazioni di esuberanza giovanile. Nei suoi rapporti però esprime le preoccupazioni dei comandi tedeschi circa le violenze e la scarsa preparazione alla guerra dei reparti della X che potrebbero indurre i comandi tedeschi a rispedire la X MAS nel territorio della RSI.
La X MAS dopo l’arrivo a Gorizia, viene impiegata nell’Operazione Aquila che si propone di circondare le formazioni partigiane del IX Korpus e di distruggerle. L’offensiva prende avvio il 19 dicembre del 1944 e coinvolge migliaia di uomini fra domobranci, collaborazionisti italiani, cetnici serbi, cosacchi e naturalmente tedeschi.
All’inizio dell’offensiva si registra un fatto estremamente grave che compromette di fatto l’esito del rastrellamento.
Il comandante operativo della X, Luigi Carallo, per imperizia e scarsa preparazione militare si avventura, accompagnato da 3 militari, in territorio ancora sotto controllo partigiano. Cade in una imboscata, viene ucciso e nella sua macchina i partigiani trovano i documenti relativi al rastrellamento (piani di battaglia, dislocazione delle truppe, indicazione degli attacchi, ...). Il comando partigiano viene a conoscere l’obbiettivo dell’attacco e i reparti sloveni non accettano la battaglia e si ritirano. Successivmente passano al contrattacco rallentando l’offensiva tedesca che poi si ferma e a fine mese tutti i reparti attaccanti vengono ritirati senza aver raggiunto alcun risultato. A fine operazione i tedeschi decidono di costruire all’interno della zona sotto il controllo del IX Korpus un presidio fortificato e nel paesino di Tarnova viene insediato un reparto della X MAS, il battaglione Fulmine che conta 214 uomini.
Naturalmente questo presidio rendeva difficile il collegamenti del IX Corpus con la valle del Vipacco e il Carso e quindi i partigiani sloveni decidono di attaccarlo. Il 19 gennaio parte l’attacco che dura 3 giorni e i combattimenti si articolano su 2 fronti: a Tarnova dove gli scontri avvengono casa per casa e lungo le strade di accesso per impedire l’arrivo di soccorsi. Viene data notizia dell’attacco via radio e si fanno arrivare battaglioni anche da Veneto, ma per due giorni la X MAS non riesce a sfondare le linee partigiane tanto che i tedeschi il terzo giorno inviano alcuni reparti da Trieste che, aggirando i partigiani arrivano in vista di Tarnova. i partigiani si ritirano e i tedeschi prelevano i sopravvissuti portandoli via senza curarsi dei morti. i partigiani dopo poche ore riprendono il controllo della zona. Il battaglione fulmine risulta distrutto e il comandante provvisorio Scarelli conta nel suo rapporto 86 morti e 56 feriti. SI tratta della più grave sconfitta militare subita dalla X MAS per di più nella prima battaglia cui partecipa. Fino ad allora la X MAS aveva partecipato a piccole operazioni di rastrellamento.
Pochi giorni dopo la battaglia il Comandante militare del Litorale adriatico, Friedrich Rainer decide di allontanare la X MAS e rispedirla nel territorio della RSI con due ragioni. Una ragione è prettamente di natura militare perché la X Mas non si è dimostrata all’altezza del compito evidenziando carenze nella preparazione militare, carenze nell’addestramento, scarsa efficienza, indisciplina con furti e razzie durante i rastrellamenti, con pesanti responsabilità nel fallimento dell’Operazione Aquila e la pesante sconfitta di Tarnova.
La seconda ragione è invece di natura politica perché la X MAS con la sua indisciplina e le sue manifestazioni azioni nazionaliste e antislave ha creato non pochi problemi di convivenza non solo con la popolazione slovena, ma anche nei confronti delle formazioni tedesche e collaborazioniste. Sulla sconfitta di Tarnova e sull’allontanamento della X MAS dal Litorale Adriatico vengono avviate varie inchieste da parte delle autorità militari e politiche della RSI. Alla Segreteria particolare di Mussolini giungono rapporti tutti molto critici sul comportamento della X che mettono sotto accusa proprio la scarsa efficienza militare della X MAS.
Il gen. Carlo Fettarappa Sandri viene incaricato dal Ministro delle Forze Armate Rodolfo Graziani di stilare un rapporto su quanto successo lungo il confine orientale. Il rapporto valuta come fallimentare l’esperienza della X MAS a Gorizia sia dal punto di vista politico che militare. Scrive il generale: ”L’intervento di reparti della X MAS poteva avere ottime conseguenze, ma, per imperizia di comandanti e mancanza di profonda disciplina nei gregari, ha fallito lo scopo. Politicamente per gli atti non belli compiuti dai soldati, ammessi dagli uni, attenuati o negati dagli altri, ma in realtà in parte esistenti. Miltarmente perché il Battaglione Fulmine, raggiunta Tarnova, in conclusione vi fu sorpreso e circondato”.
Molto duro fu il Ministro Rodolfo Graziani che imputa al Comando della X non solo la sconfitta di Tarnova, ma anche la responsabilità dell’allontanamento della divisione da Gorizia che ha arrecato un grave colpo alla causa italiana e agli interessi nazionali nel Goriziano e, infine, ha arrecato grave danno al prestigio delle forze armate della RSI. Graziani scrive a Mussolini il 17 febbraio 1945 chiedendo duri provvedimenti disciplinari che determineranno nel marzo del 1945 la nomina al comando della X MAS di un generale della RSI. Ormai è tardi, la sconfitta è imminente e tutti cercano di salvarsi come possono.
Borghese sfrutta al meglio la rete di contatti con gli alleati, il governo del sud e i comandanti partigiani e, dopo aver congedato il 26 aprile 1945 a Milano gli ultimi fedelissimi, si consegna ai partigiani che lo mettono agli arresti domiciliari nel suo appartamento privato. Il 30 aprile si toglie la divisa e indossa quella di tenente delle forze armate americane e sale su una jeep appositamente giunta da Roma su cui c’erano James Angleton, un agente dei servizi segreti americani e Carlo Cesio anche lui ufficiale dei servizi italiani. Borghese viene portato a Roma dove viene preso in consegna dagli alleati e internato provvisoriamente nel campo di prigionia di Cinecittà, ben lontano da zone pericolose in cui si trovavano molti gerarchi fascisti.
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