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ANPI
Cividale del Friuli

Porrajmos

incontro con Dijana Pavlovic'
promotrice della cultura e letteratura rom

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“Estate” di Erri De Luca descrive bene il modo in cui i rom sentono la grande tragedia del porrajmos

Dalle baracche del Zigeuner Camp vedevamo gli ebrei
colonne incamminate diventare colonne verticali
di fumo dritto al cielo, erano lievi
andavano a gonfiare gli occhi e il naso
del loro Dio affacciato.
Noi non fummo leggeri.
La cenere dei corpi degli zingari
non riuscivano ad alzarsi al cielo di Alta Slesia.
In piena estate diventammo nebbia coralline.
Ci tratteneva in basso la musica suonata e stracantata
intorno ai fuochi degli accampamenti,
siepe di fisarmonica e di danze,
la musica inventata ogni sera del mondo
non ci lasciava andare.
Noi che suonammo senza uno spartito, fummo chiusi
dietro le righe a pentagramma del filo spinato.
Noi zingari di Europa, di cenere pesante
senza destinazione di oltre vita
da nessun Dio chiamati a sua testimonianza
estranei per istinto al sacrificio
bruciammo senza l’odore della santità
senza residui organici di una pietà seguente,
bruciammo tutti interi, chitarre con le corde di budello.

La poesia di Erri De Luca descrive la notte del 2 agosto del 1944 allo zigauner lager di Auschwitz Birkenau (il campo degli zingari) nella quale circa 4000 rom furono eliminati e bruciati nei forni crematori. Solo 3 rom non furono uccisi. Questo evento drammatico segna la fine dello zigauner camp.
Il termine “Porrajmos” in lingua romanì significa divoramento, distruzione, una cosa non dicibile e inimmaginabile. Questo termine rappresenta la morte di mezzo milione di rom nei campi di sterminio nazisti. In realtà questo numero non comprende le morti e le uccisioni dei rom non testimoniate e non registrate come quelle avvenute nei Balcani dove le deportazioni sono poche ma dove sono numerosi gli eccidi nei villaggi, dove gli zingari venivano semplicemente mitragliati.
La persecuzione dei rom e dei sinti comincia in con il loro arrivo in Europa nel XIII secolo.
Dalla Turchia entrarono in Grecia e nei Balcani e nel XIV secolo abbiamo le prime testimonianze della loro presenza in Italia.
La Cronaca di Bologna nel 1422 descrive l’arrivo di un gruppo di persone con molti bambini che parlano una lingua non conosciuta che si presentano come gente d’Egitto, che leggono la mano e intrattengono la gente in cambio di cibo, ...
Attraverso lo studio della nostra lingua e la ricerca genetica sappiamo che i rom vengono dall’India, dalla regione del Punjab e che la nostra lingua romanicid deriva dal sanscrito e si è miracolosamente conservata in forma orale, anche per l’isolamento che ha circondato i rom e alle persecuzioni che hanno subito.
Esistono oggi 5 grandi gruppi della popolazione romanì in Europa: i rom sono diffusi nei Balcani, in Grecia, in Turchia e nell’Est Europa, i sinti sono presenti in Germania, Austria, in Svezia, i romanichal in Inghilterra, i manouches in Francia, i kalé in Spagna.
Questi gruppi poi si dividono in numerosi sottogruppi ciascuno con proprie specificità culturali e linguistiche.
In Italia ci sono molti gruppi: i rom abruzzesi arrivati in Italia già nel 1400 e diffusi nel centro sud, i rom hrvati arrivati dalla Croazia prima della II Guerra Mondiale o deportati in Italia durante la II Guerra Mondiale, i rom kalderash specializzati nella lavorazione dei metalli presenti specialmente nel Veneto, i rom rumeni arrivati in Italia con l’ingresso della Romania nella UE, i rom slavi arrivati come profughi della guerra nei Balcani, poi ci sono i sinti lombardi, piemontesi, ...
Un censimento di 20 anni fa ha registrato la presenza in Europa di circa 12 milioni di rom, ma si tratta di dati vecchi che non descrivono la realtà attuale. Nei rom il tasso di natalità è superiore alla media, la vita media si è allungata e sicuramente oggi il loro numero è maggiore .
In Italia ci sono circa 180 mila rom con una percentuale sulla popolazione totale piuttosto bassa (0,3%).
Nonostante la vulgata diffusa, l’Italia è il paese con la più bassa presenza percentuale di rom e sinti; in Serbia su 6 milioni di abitanti ci sono 500 mila rom, in Romania ci sono 2 milioni e mezzo, in Spagna sono quasi un milione, in Gran Bretagna quasi 700 mila.
I rom sono un popolo che non ha una propria terra, è presente in tutto il mondo (in Brasile sono 4 milioni) non hanno armato eserciti per conquistare una terra, parlano molte lingue la propria, quella del paese in cui sono ospitati, quella del paese in cui sono transitati, …
La persecuzione dei rom e sinti è cominciata subito con il loro arrivo e dobbiamo ricordarci che l’unica forma di schiavitù praticata in Europa, in alcuni territori dell’attuale Est Europa fino al XIX secolo, è stata quella sui rom.
Lo sterminio degli zingari, come quello della comunità ebraica, è la fase finale di un percorso lungo secoli fatto di emarginazione, esclusione sociale, sterilizzazione, …
In Italia, a differenza di quanto fatto in Germania, il porrajmos non è riconosciuto, non esiste ufficialmente. Il genocidio dei rom è stato di stampo razziale perché, come per gli ebrei, nei lager tedeschi erano segregati anche i bambini rom. Non perché potessero delinquere, ma perché inquinavano la razza ariana. Erano ariani anche gli zingari perché provenivano dall’India, ma per loro si ipotizzò l’appartenenza a una razza ariana decaduta
Il Centro di Ricerca per l’Igiene Razziale di Berlino, guidato da Robert Ritter ha dato un contributo decisivo alla persecuzione e al genocidio degli zingari. Con i suoi studi iniziati prima della II Guerra Mondiale, fu stabilito che i rom e i meticci fino all’ottavo grado erano pericolosi per la purezza della razza tedesca.
Eva Justin, una psicologia infantile, nel 1943 presento la sua tesi di dottorato in cui, sulla base dello studio di 40 bambini rom chiusi in un orfanotrofio a Mulfingen, stabilì che i rom non erano educabili e che erano inutili tutte le forme di educazione e assistenza rivolte a loro, aprendo così la strada verso la soluzione finale.
I 40 bambini oggetto dello studio della Justin furono svegliati la mattina, vestiti da festa, fu detto loro che andavano in gita. Salirono tutti su una corriera (tranne una bambina che rimase fuori per problemi di documenti), portati su un treno e poi trasferiti al zigauner lager dove arrivarono il 9 maggio del 1944.
Il 16 maggio i rom chiusi nel campo capirono che si stava preparando il loro eccidio, si ribellarono e la loro fu l’unica rivolta in un campo di concentramento. I nazisti bloccarono per qualche mese la loro eliminazione, nel frattempo separando i detenuti e togliendo loro il cibo, li indebolirono e la notte del 2 agosto eliminarono 4 mila persone.
Nei campi gli zingari non avevano divise, potevano avere strumenti musicali e mantenere la cosa per loro più importante: l’integrità familiare.
Quello degli zingari e stato un genocidio razziale, come quello degli ebrei, certo inferiore in numero (mezzo milione contro 6 milioni), ma questo non rende meno tragica la loro storia.
La Germania ha riconosciuto da 15 anni il Porrajmos come genocidio razziale. In Italia la legge che ha istituito “La Giornata della Memoria” parla della shoah, della deportazione degli ebrei e dei prigionieri politici; gli altri perseguitati non esistono.
Nel caso dell’antisemitismo è maturata nel nostro paese una presa di coscienza collettiva che impedisce oggi di fare azioni antisemite e, se se qualche atto ancora si realizza, si ha sempre una reazione nella società civile.
Per i sinti tutto questo non succede e un lavoro fatto in collaborazione con la SWG ha evidenziato che il 78% degli italiani ha pregiudizi nei confronti dei zingari.
Il 78% significa che il sentimento antizingaro è ampiamente diffuso nella società e questo numero spiega le difficili condizioni dei rom e sinti e la sistematica esclusione dal lavoro, dalla scuola, …
Questo pregiudizio si combatte solo in modo strutturale e si deve raccontare la deportazione dei zingari non per l’iniziativa singolare di qualcuno o per la buona volontà di un docente o preside.
In Italia i rom non sono riconosciuti come minoranza e quando si devono affrontare problematiche o che riguardano i rom, lo Stato non si rivolge direttamente alle associazioni rom, ma ad associazioni che lavorano con loro (Caritas, Comunità di Sant’Egidio).
(...)
Concludo sottolineando che il genocidio dei rom non è terminato con la fine della Seconda Guerra Mondiale, ma è continuato fino alla fine anni ‘70 del secolo scorso.
Stati ritenuti di elevata civiltà come Svezia, Danimarca, Svizzera e Norvegia hanno praticato la sterilizzazione delle donne rom e sinti.
In Svizzera questa pratica è andata avanti dal 1926 al 1979 ed è stata affidata ad una organizzazione benefica, la Pro Juventute, che con il programma “kinder der Landstrasse” toglieva figli alle donne rom, sinti e jenisch, li affidava a famiglie gagé (non appartenenti alle comunità rom) e sterillizzava le donne rom dopo il parto.
Mariella Mehr, poetessa e scrittrice svizzera di etnia jenish, è nata nel 1947 in un paese che considerava il nomadismo come una malattia genetica degenerativa e che, con un approccio umanitario, si proponeva di sradicare il nomadismo dalla Svizzera.
Mariella Mehr fu strappata alla madre e affidata a una famiglia che avrebbe dovuto sradicarla e separarla dal mondo di origine. A 13 anni, assumendo consapevolezza di quello che le stava accadendo, a causa del carattere ribelle entrò in ospedali psichiatrici e fu sottoposta ad elettrochoc. A 18 anni ebbe un figlio, fu arrestata, sterilizzata e le fu sottratto il figlio.
Nel 1972 trovò il coraggio di ribellarsi e con l’aiuto di un giornalista denunciò il trauma che aveva subito e con la testimonianza di altre 4 donne jenisch fece chiudere il programma Kinder der Landstrasse.
In Slovacchia la sterilizzazione forzata delle donne continò fino al 2004.

 

nota della redazione: il testo proposto in questa pagina riporta i passaggi, a nostro avviso, più significativi dell'intervento dl Dijana Pavlovic'. Le immagini presenti in questa pagina rappresentano il triangolo di stoffa con cui nei campi di concentramento venivano contrassegnati gli zingari (Z), il dottor Ritter e la dottoressa Justiun "al lavoro" e una scheda con foto e dati anagrafici - antropometrici riferita a Mierzi Bihari, una bambina rom.

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