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ANPI
Cividale del Friuli

25 aprile - festa della liberazione

il messaggio dell'ANPI di Cividale

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Oggi celebriamo la festa della Liberazione nazionale dalla dittatura nazifascista. Agli inizi di maggio 1945, nelle nostre terre, l’occupazione era finita e la dittatura era finalmente sconfitta, si aprivano nuovi orizzonti, un nuovo assetto politico e istituzionale, il voto finalmente libero ed allargato alle donne che avevano contribuito alla Lotta di Liberazione, una Costituzione che conteneva e contiene tuttora le istanze e il contributo delle varie scuole di pensiero: liberali, cattoliche, socialiste e comuniste.
E’ da sottolineare con forza il ruolo svolto dalle 21 donne costituenti spesso sottovalutato o dimenticato, tant’è che solitamente si parla di “Padri costituenti”.
Il regime fascista e la monarchia diventano il passato la Nazione ora si vuole repubblicana, democratica, pacifica, attenta alla tutela dei più deboli e delle minoranze.  L’Italia, dopo essere stato Paese aggressore, antidemocratico, oppressivo verso il dissenso, le minoranze linguistiche, politiche e religiose, verso quelle che definiva razze intriso di messaggi patriarcali e vessatorio verso il genere femminile poteva guardare verso un futuro di riscatto grazie al grande contributo dato dalla Resistenza alla vittoria sul nazifascismo e alle esperienze di democrazia sperimentate nelle zone liberate dai Partigiani già nell’estate del 1944 per esempio nella zone libere della Carnia e del Friuli orientale di cui ricorreranno tra poco gli 80 anni.
L’Italia, unica tra le nazioni principali responsabili della tragedia della seconda guerra mondiale ha potuto discutere, costruire e votare liberamente la sua Carta Costituzionale, per la Germania e il Giappone vi hanno provveduto le potenze vincitrici essendo questi paesi occupati dalle forze alleate o, come nel caso della Germania, addirittura divise nel loro proprio territorio.
Questi fatti descrivono bene l’importanza della Resistenza per la costruzione democratica del nostro Paese e spiegano anche per le sanzioni, in definitiva blande, a cui fu sottoposta dal trattato di pace di Parigi nel 1947.
La Resitenza ha avuto il suo peso in tutto ciò in quanto non è stata opera solamente delle donne e degli uomini che vi hanno preso parte in armi ma è stata un fenomeno molto più vasto. Sono state le persone civili deportate, sono stati i militari deportati in Germania che non hanno aderito ai richiami del nazifascismo. La Resistenza sono state Amalia e Elvira Piccoli deportate e sterminate ad Auschwitz in conseguenza delle vergognose leggi razziali promulgate nel 1938. Il 22 aprile di quest’anno sono stati 80 anni dal loro barbaro prelevamento dalla casa di Corso Mazzini e dalla loro successiva soppressione.
Resistenza sono stati i medici dell’ospedale civile come il dott. Oliviero Fabris che con grave rischio personale curarono i Partigiani feriti o quelli militari come il dott. Mario Cordaro di servizio al Campo di internamento per civili sloveni e croati di Gonars che si prodigò per alleviare la loro condizione coatta. E’ stato il Comandante dei Carabinieri di Cividale, Ugo Tabacchi, deportato a Dachau che aiutava la Resistenza e i suoi 16 Carabinieri della Stazione di Cividale incarcerati a Udine il 29 luglio 1944.
E’ stata la popolazione civile senza la quale non vi sarebbe stato supporto e scampo per il movimento partigiano e che pagò questo suo appoggio con violenze, deportazioni, fucilazioni incendi di interi paesi.
Nelle Costituzioni dei tre paesi prima citati v’è il rifiuto comune alla guerra come detto ad altri imposto ma per noi frutto di animate e costruttive discussioni in sede di Assembla Costituente. Rifiuto che per l’Italia diventa ripudio alla guerra! Il dettato è chiaro e cristallino e non vedo come possa essere frutto di diverse interpretazioni:
“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.” Non solo: “Consente in condizioni di parità con altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”.
Infatti l’Italia, già nel 1947 chiede l’adesione alle Nazioni Unite. Adesione che verrà accettata solo nel 1955.
E’ tragicamente paradossale quindi che proprio la nostra Repubblica sia stata la prima, di queste tre nazioni, a partecipare a un’azione di guerra nel nostro Continente violando questo principio costituzionale attaccando un popolo, nel 1999, che non ci aveva aggredito e che avevamo già aggredito il 6 aprile del 1941. L’operazione è stata poi “aggiustata” successivamente in sede di Nazioni Unite.
La ricerca della pace è quindi condizione imposta dalla nostra Costituzione e le prospettive di allargamento dei conflitti in corso dovrebbero obbligare la nostra classe politica ad agire con convinzione e determinazione in questa direzione.
Un punti di forza della nostra Repubblica è stata nei decenni passati, pur se inserita in una organizzazione militare atlantica fin dal 1949 e con tutte le ombre della “prima repubblica”, la capacità di mediazione e diplomatica che ci ha consentito fino ad ora di essere esenti da pesanti attacchi terroristici diretti dall’estero e che anche i nostri vertici militari considerano una strada da percorrere prima di trascinare la Nazione in una guerra dagli esiti catastrofici a cui non siamo preparati moralmente e tecnicamente. Il principio da perseguire è persino ovvio: gli accordi di pace si fanno con i nemici. Bisogna quindi, per salvaguardare le vite umane e i beni materiali, favorire gli accordi: operare per la pace!
La nostra bella Costutizione è sotto continuo attacco da parte delle più diverse forze politiche per modificarla in modo radicale e per scardinarne i principi. Come mai? La Costituzione fu approvata nel 1947 a larghissima maggioranza. I Partiti della “prima repubblica” si definivano infatti come facenti parte dell’Arco costituzionale proprio in virtù di questa adesione! Solo i fascisti dell’MSI non la votarono. I tanti validi principi in essa contenuti, in quanto in larga misura non ancora attuati, sono responsabilità della politica e la grande disaffezione dei cittadini verso di essa si manifesta disertando sempre di più il diritto di voto.
La classe politica di altri Paesi, che hanno costituzioni ben più datate e anche carenti rispetto alla nostra, si guardano bene dal porre radicali ridisegni costituzionali: le loro opinioni pubbliche non lo consentirebbero come del resto è avvenuto anche qui da noi dove i cittadini hanno respinto per ben due volte radicali riforme.
Il marcare pesantemente il proprio potere pro-tempore in Costituzione, scordando che questa è frutto del confronto e dell’apporto delle diverse scuole di pensiero è atto poco accorto considerando che questo potrebbe minare pesantemente la nostra democrazia e oltretutto potrebbe anche ritorcersi contro gli stessi riformatori di parte. Viviamo inoltre in tempi nei quali la politica dimostra, ancora una volta, fenomeni corruttivi con partiti che sembrano sempre più solamente a comitati elettorali senza alcuna linea programmatica trasparente privilegiando i voti che i candidati, spesso provenienti da esperienze politiche variegate e contrastanti, assicurano al fine di accedere al potere e amministrare a proprio piacimento la cosa pubblica.
Il nostro messaggio, che l’ANPI sente anche come primario compito, è quello di vigilare, in un tempo di grandi trasformazioni, tragedie e diseguaglianze affinché viva nella nostra società lo spirito democratico, antifascista, l’attenzione per i più deboli, la volontà di una società più giusta, solidale, rispettosa dell’ambiente e soprattutto pacifica, condizione senza la quale v’è il crollo e svilimento di tutti gli altri principi.

Viva la Costituzione------Viva l’Italia antifascista------Buon 25 aprile a tutti

Cividale del Friuli, 4 aprile 2024

Luciano Marcolini Provenza

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