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ANPI
Cividale del FriuliI maggio 2025: LXXX anniversario
della Liberazione di Cividale-
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Quanto segue è un estratto dell'intervento del Presidenze della sezione ANPI di Cividale tenuto nel corso della cerimonia di commemorazione dei caduti del primo maggio 1945 durante le decisive fasi della Liberazione della nostra città. Lo proponiamo in questa pagina sottolineando le notazioni storiche proposte nel discorso e nomi e fatti di una storia cittadina che va dall'avvento del Fascismo alla Liberazione dagli occupanti tedeschi e dai loro collaborazionisti.----------------- Il 1 maggio 2025 Cividale fu liberata dall'occupazione nazista ad opera delle forze partigiane italiane e slovene. La Liberazione della nostra città non ha l'importanza della Liberazione di Genova, ma nel suo piccolo Cividale si è liberata prima dell'arrivo degli angloamericani, mantenendo integri i propri stabilimenti industriali e il proprio patrimonio storico-artistico.
La mancata distruzione degli stabilimenti presenti in città darà impulso nel II Dopoguerra alla rinascita economica del nostro territorio dopo che negli anni '30 la disoccupazione operaia aveva raggiunto a Cividale quota del 40%.
Essendo obiettivo militare strategico, gli operai e i partigiani sabotano le linee di approvvigionamento della materia prima (marna) proveniente dalle cave presenti nel nostro territorio. Gli stessi operai e partigiani presidieranno gli stabilimenti quando, nelle ultime fasi della guerra, gli occupanti tentarono di distruggerli.
La storia di Cividale su Wikipedia
Su Wikipedìa (uno dei siti più "cliccati" al mondo) la storia della nostra città, a tanti anni distanza da quei avvenimenti, è presentata in questi termini:
"Negli anni seguenti (alla prima guerra mondiale) fu foriera di illustri personalità date al fascismo. Nel corso della seconda guerra mondiale (1943) la città venne annessa con tutto il Friuli al Terzo Reich e qui vennero anche dislocate truppe cosacche e calmucche alleate dei tedeschi. Sul suo territorio si consumò non solo la guerra civile ma altresì un drammatico episodio di lotta tra partigiani osovani e garibaldini (comunisti e socialisti agli ordini del IX Korpus jugoslavo) ( ) Furono diversi gli episodi di scontro tra Osovani e Garibaldini filo-titini. Una situazione dovuta al fatto che gli jugoslavi non nascosero mai il loro desiderio di annettere i territori italiani slavofoni, in virtù di una storica presenza di popolazioni slave."Ora la ricostruzione documentale dell'avvento del fascismo, del ventennio e dell'occupazione nazista a Cividale è resa complicata e opaca dalla sistematica eliminazione dei documenti dagli archivi e, per parte tedesca, dalla loro distruzione negli ultimi giorni di guerra. Non ci sono più nemmeno le persone che sono state testimoni di quei fatti.
Quando i partigiani entrarono nella Casa del Littorio, il 1 maggio appunto, i documenti ivi contenuti furono consegnati al Comune, in due casse, come testimoniò Giuseppe Jacolutti nostro concittadino, partigiano e per anni presidente dall'ANPI di Cividale. Nonostante le accurate ricerche di questi documenti non sono mai stati ritrovati.
Illustri personalità
Le "illustri personalità date al fascismo" citate da Wikipedìa iniziarono la loro attività prima dell'avvento della dittatura.
Nel giugno del 1922 fu inaugurato sul Monte Nero un cippo a ricordo dei caduti italiani nella prima guerra mondiale. Dopo breve tempo una pattuglia dei carabinieri lo trovò danneggiato. La notizia fece molto scalpore e i Carabinieri Reali furono allertati per impedire una possibile spedizione punitiva fascista.
La sera del 22 giugno un centinaio di fascisti cividalesi giunse a Caporetto e si scatenò, armi alla mano, terrorizzando la popolazione. In piazza fu decapitata la statua dedicata al compositore sloveno Volarie fu abbattuto a colpi d'accetta un tiglio collocato in città, simbolo sacro alle popolazioni slave. Gli squadristi tentarono anche di punire il parroco, reo di sentimenti nazionali, ma, mentre cercano di abbattere la porta della Canonica, furono finalmente allontanati dai Carabinieri Reali. Alle prime luci dell'alba questi "eroi" rientrarono a Cividale.
La sera successiva i fascisti, ancora più numerosi (alcune fonti parlano di 300 individui provenienti da Cividale, Udine e Gorizia), invasero nuovamente il paese, tentando ancora di catturare il parroco anche questa volta dissuasi dall'intervento dei Carabinieri. Si spostarono allora verso il paese di Drenica che raggiunsero attorno alla mezzanotte. Qui costrinsero un oste a preparare da mangiare e, come aperitivo, appiccarono il fuoco alla casa del parroco e ad altre due abitazioni, tentando anche di incendiare il Municipio, anche qui però fermati dai Carabinieri.
La mattina rientrarono a Caporetto e assaltarono ancora la Canonica, ma per l'ennesima volta sono venneo dissuasi dall'intervento della forza pubblica. Si dspostarono quindi verso la frazione di Staro Selo dove devastarono il circolo di lettura sloveno, cacciarono dalla chiesa il parroco mentre celebrava la messa, bruciando un armonium e rubando suppellettili in oro e i soldi delle elemosine.
Nelle tre giornate di violenze, nonostante la presenza di un reparto dell'esercito e dei Carabinieri Reali, nessun fascista fu arrestato!
Furono invece arrestati sette sloveni accusati di aver danneggiato il monumento sul Monte Nero e, nonostante una perizia abbia attribuito il danneggiamento ad un fulmine, tre di loro furono condannati a 2 anni e 6 mesi di carcere.
L'azione squadrista ricevette, dalle colonne de "Il popolo d'Italia", il plauso di Mussolini: "Vada, intanto, il nostro incondizionato plauso e l'attestazione della nostra fraterna simpatia ai magnifici fascisti friulani, i quali, ancora una volta, si sono scagliati innanzi per salvare la dignità della Nazione e far vendetta della inaudita profanazione dei nostri caduti. Sappiano gli slavi d'oltre confine che 500 mila fascisti d'Italia sono pronti a rintuzzare ogni offesa".Sindaci e Podestà
Il ventennio iniziò con le leggi speciali che imposero lo scioglimento dei Consigli comunali, la destituzione dei Sindaci e l'insediamento alla guida dei Comuni di un Podestà di nomina governativa.
A Cividale Antonio De Pollis, avvocato con titolo nobiliare, già Sindaco nel periodo della I guerra mondiale è rieletto nel 1924, è nominato quindi Podestà e nel 1927 presta giuramento. La stampa dell'epoca elogiò la sua nomina con toni che sembrano riecheggiare l'attualità: "Concentrata l'amministrazione della cosa pubblica nella sola persona del Podestà, persona saggia, retta e onesta, che ha consacrato tutti i più begli anni della sua operosa attività al bene pubblico, noi ci promettiamo un avvenire fecondo di bene".
Il De Pollis, anziano e malato, si dimise dall'incarico nel 1928 e morì l'anno successivo.
Si scatenò così una guerra per la successione alla guida del Comune con tanto di lettere anonime indirizzate al Prefetto in cui si denigravano alcuni candidati, in particolare quelli ritenuti "forestieri". Dopo un breve commissariamento, nella primavera del 1928, fu nominato Podestà Giuseppe Mulloni segretario politico del Fascio iscritto al Partito Nazionale Fascista dal 1921, disposto anche a svolgere le sue mansioni a titolo gratuito.
Nel 1931 Mulloni fu destituito dal Ministro e al suo posto fu nominato Giuseppe Sandrini, una personalità con un numero consistente di titoli e incarichi: croce di guerra, iscritto al PNF dal 1923, Presidente di istituzioni bancarie, vicepresidente dell'Opera Nazionale Orfani di Guerra, membro della giunta provinciale di Udine e del Patronato scolastico, Cavaliere della Corona d'Italia e Centurione della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale. Quella stessa milizia che nel 1942 terrorizzò le popolazioni del Tolminotto sfilando con la testa del Partigiano Andrej Arko infilzata su una picca.
Sandrini mantenne l'incarico anche sotto occupazione nazista e a fine marzo del 1945 si dimise con la paludata formula dei soliti "problemi di salute".
La liberazione di Cividale si concluse con l'assalto alla caserma "Principe di Piemonte" (intitolata nel dopoguerra a Mario Francescatto) con il contributo di un gruppo di soldati del Reggimento collaborazionista Tagliamento, passati pochi giorni prima nelle file dell'Osoppo.Il Reggimento "alpini" Tagliamento
Costituito nel settembre del 1943 da volontari delle Camicie Nere, il Reggimento fu sempre alle dirette dipendenze delle SS, presidiò in funzione anti-partigiana la Val Baccia e la Val Vipacco in Slovenia. Caratterizzò la sua azione con arresti, fucilazioni sommarie, violenze e torture contro Partigiani e civili anche a Remanzacco e nelle Valli del Natisone. Nell'ambito di queste violenze particolarmente attiva fu la cosiddetta "Banda Spollero" dal nome del capobanda Olinto Spollero da Premariacco. Fatti efferati che sono stati documentati nelle carte processuali della Corte d'Assise straordinaria di Udine.
Neppure i commilitoni, sospettati di favorire la causa partigiana, si sottrassero alle violenze e all'uccisione, senza processo, da parte di questi militi fascisti.
A fine guerra a tutto il 1945, alcuni elementi della Banda, datisi alla macchia, tra i quali il capobanda Spollero, si resero protagonisti di episodi di violenza e minaccia a mano armata nei confronti di Partigiani della zona di Torreano e del Manzanese. Nel 1946 con l'amnistia Togliatti nessuno di costoro fu realmente chiamato a pagare per quei crimini. Gli uomini di questo fantomatico reggimento "alpino" non erano alpini, ma polizia alle dipendenze delle SS germaniche.
Dopo la nostra denuncia, riguardo all'esposizione pubblica del labaro del Reggimento con le Croci di ferro con tanto di svastica nazista, hanno pensato bene di sostituirle, forse frugando in qualche mercatino, con le croci di ferro del Regno di Prussia emesse ai tempi del Kaiser Guglielmo II.
Non hanno neppure la dignità che si conviene a un reparto militare!Antifascisti a Cividale
Sul fronte antifascista cividalese ricordiamo la destituzione del Presidente della Società Operaia Ettore Zanuttini, processato e condannato a otto anni e due mesi di carcere con l'accusa di aver finanziato, tramite la Banca Cooperativa, l'attentato a Mussolini organizzato dal deputato socialista Zaniboni. Fu sostituito alla carica di presidente del sodalizio dal fascista Giuseppe Mulloni.
Nel 1930, due cividalesi, Umberto Canussio e Pietro Del Fabbro, sono accusati di aver celebrato la ricorrenza del 1 maggio. Canussio è assolto mentre a Del Fabbro sarà inflitta una condanna a otto anni.
Nel 1932 il PCI organizzò uno sciopero dei lavoratori dell'Italcementi sfociato in una manifestazione in piazza Duomo. L'anno successivo, dopo accurate indagini, la polizia fascista scoprì l'esistenza di una cellula comunista con numerosi aderenti anche nello stabilimento "Estratti tannici", undici comunisti cividalesi furono condannati dal Tribunale speciale a pene varianti dai tre agli otto anni.
Circa ottanta cividalesi furono sottoposti a continui controlli di polizia, alcuni di loro subirono le condanne del Tribunale speciale per la sicurezza dello Stato. Durante i pressanti interrogatori Giobatta Faleschini si suicidò in carcere mentre Aldo Cantarutti morì in cella in circostanze mai chiarite. Dionigi Sinuelli, uno degli organizzatori dello sciopero dell'Italcementi, fu ricoverato in Manicomio giudiziario.
Nel 1938 in occasione della visita di Mussolini nelle provincie orientali alcuni di questi osservati speciali dovettero subire un periodo di carcerazione preventiva che si ripeteva, periodicamente, alla visita in zona di qualche alta personalità del regime.
I primi gruppi che si opposero alla dittatura con le armi, grazie ai contatti e al supporto della resistenza slovena, iniziarono a operare nel cividalese nella primavera del 1943. Alla caduta del fascismo e all'armistizio di settembre la città fu occupata dai nazisti che s'insediarono nella caserma "Principe di Piemonte" in via Udine. Sui muri della Città il chiaro monito del Comandante nazista della piazza: "Chi mi obbedisce sarà protetto; Chi non obbedisce sarà passato per le armi".Fucilazioni e deportazioni
Nella caserma presidiata dai "Karstjäger" e con la collaborazione dei fascisti furono eseguite molte fucilazioni; il primo a essere fucilato fu Antonio Rieppi il 2 ottobre 1943, l'ultimo fu Aloisio Zorzi passato per le armi il 1 maggio 1945. Non sapremo mai il numero esatto dei fucilati e i loro nomi.
Il 18 dicembre 1944 furono fucilati otto partigiani al campo sportivo.
A fine guerra furono esumati dall'area della caserma 105 corpi, molti di loro restano ignoti. L'occupazione comportò anche la deportazione nei lager germanici di almeno 119 concittadini. Molti di loro persero la vita fra cui Amalia ed Elvira Piccoli, vittime della barbarie delle leggi razziali annunciate proprio a Trieste dal Duce in occasione della sua visita anche a Cividale nel 1938.
Molti furono gli internati militari nei campi tedeschi, militari che dopo l'otto settembre 1943, rifiutarono di aderire alla cosiddetta Repubblica Sociale.
73 sono i caduti cividalesi per la Libertà, tra i quali ricordo la Medaglia d'oro Manfredi Mazzocca e le Medaglie d'Argento Attilio Ruttar, Rino Blasig, Edoardo Tosoratto e Giuseppe Garibba. Altri Partigiani hanno ricevuto ricompense al valore per la loro attività.
I caduti per la Liberazione di Cividale negli ultimi tre giorni di guerra sono stati dodici di cui sei cividalesi. Quattro di loro sono caduti il 1 maggio e sono qui ricordati con una lapide collocata presso il Rugo Emiliano: Aldo Mulloni, Francesco Zanuttigh caduti a pochi passi da qui e Gino Sturam caduto nell'assalto alla caserma presidiata dai tedeschi.
Luciano Della Pietra era invece un ex milite del Reggimento Tagliamento che pochi giorni prima si era sciolto con tanto di consegna della cassa reggimentale in base ad accordi con i Partigiani. Lo sfregio è che i fascisti lo mettono, questo giovane disgraziato Della Pietra, nell'elenco dei caduti della RSI in combattimento contro "gli slavi", mentre a tutti gli effetti è caduto nell'assalto contro i tedeschi alla caserma ed apparteneva in quel momento alla VII Brigata Osoppo-Friuli. L'apposizione, qui dove si ricordano i caduti per la Libertà, di corone richiamanti a quel Reggimento nazifascista ci pare quantomeno inopportuna.Partigiani cividalesi
Nel cividalese la Resistenza trovò concretezza nella grande esperienza della Zona Libera del Friuli orientale dell'estate-autunno 1944 con l'appoggio delle popolazioni locali a costo di eccidi, incendi, saccheggi, deportazioni che costarono il sacrificio di 404 caduti partigiani e civili, donne, uomini, bambini.
Lungo è l'elenco dei Partigiani cividalesi che parteciparono alla Lotta di Liberazione, molti con funzioni di comando, farò solo alcuni nomi: Mario Lizzero e Gino Lizzero, Aldo Baolini, Lino Argenton e Mario Argenton, Paolo Rieppi, Giovanbattista Caron, Anselmo Calderini, Mario Strazzolini, Giuseppe Gargano, Guido Della Torre, Luciano Bosio, Sergio Miconi, Aldo Specogna e poi Giuseppe Jacolutti, Romano Barbiani, Ernesto De Monte, Walter Zorzenone, Italo Zuliani e molti altri dei 207 Partigiani cividalesi Combattenti decorati con Croce di Guerra al Merito e dei 134 Patrioti.Il nostro impegno
Il nostro impegno è la difesa della Costituzione frutto di quelle lotte e di quei sacrifici. La Costituzione impegna le Istituzioni a operare per la pari dignità sociale, senza distinzioni di qualsiasi genere e indica il compito alla Repubblica di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i cittadini all'organizzazione politica, economica e sociale. Condividiamo il richiamo del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella quando segnala ai rappresentati della Repubblica lo stato dei salari nel nostro Paese che non consentono la riduzione delle disuguaglianze e l'equo godimento dei frutti dell'innovazione e del progresso e quando segnala il grande e inaccettabile numero di caduti sul lavoro.
La precaria situazione dell'Istruzione, del Lavoro e della Sanità costituiscono una pesante ipoteca per i nostri giovani, per il futuro del nostro Paese, che in segno di vassallaggio s'appresta ad aumentare invece ancora le spese militari.
Per tali motivi appoggiamo anche convintamente i Referendum e sosteniamo la divisione dei poteri, la Democrazia contro ogni decreto repressivo, lo sviluppo dei servizi pubblici, la Pace contro la sola possibilità della guerra e degli armamenti.
Abbiamo inoltre speranza che gli organismi internazionali preposti alla tutela del diritto internazionale, dei diritti dell'uomo e a tutela della salute di fronte ai pericoli che si delineano per l'intera umanità escano dal torpore e riacquistino quel ruolo che può garantire la convivenza pacifica tra le nazioni e uno sviluppo sostenibile. Anche il ruolo dell'Europa deve essere rivalutato in una prospettiva moderna ma che non tradisca i fondamenti che l'hanno istituita, anche qui valori di pace e convivenza e non di supremazia armata e ricerca di un nemico.----------------- nota: nella foto la lapide dedicata ai caduti del 1 maggio 1945. Dopo una iniziale collocazione sulla spalletta del ponte sul Rugo Emiliano, ora si trova in piazzale Antonio Comelli a pochi metri dalal collocazione iniziale.
Cividale del Friuli, 1 maggio 2025 la redazione del sito -