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ANPI
Cividale del Friuli

la nostra storia

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Indice della pagina
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la dittatura fascista

fucilati del campo sportivo

caduti

resistenza

decorazioni

fosse del Natisone

antifascisti cividalesi
 

una nota per Wikipedia

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LA DITTATURA FASCISTA

A pochi mesi dalla fine della Prima Guerra mondiale, che aveva portato ingenti danni e lutti alla nazione e sul confine orientale lo sfollamento, dopo la rotta di Caporetto, di gran parte della popolazione civile, nell’autunno del 1920 si costituirono in Friuli i primi raggruppamenti fascisti in funzione elettorale.
La componente cattolica era tradizionalmente presente sul territorio mentre data agli inizi del ‘900  la corrente socialista che a partire dal 1904 divenne una componente politicamente rilevante anche in regione.
A Cividale la costituzione della Società Operaja nel 1870 diede rilievo e impulso alle idee socialiste. Le elezioni che si svolgono nell’anno 1919 trovano, in regione, l’affermazione delle forze socialiste (32.63%) seguite dal Partito Popolare Italiano (24.63%).
Nel 1921, per consentire alle aree annesse dopo il conflitto di avere una rappresentanza in Parlamento, vengono indette nuove elezioni che vedono l’affermarsi delle forze socialiste (34,30%) e popolari (33.50%) seguite dalla Concentrazione Liberale (25.93%). La crisi politica però incombe e precipita con la marcia su Roma (26 ottobre 1922) aggravata dalle crescenti violenze perpretate dagli squadristi.
Alle successive elezioni del 1924 (effettuate su base maggioritaria) la situazione è completamente ribaltata e consegna ai fascisti, nella circoscrizione della Venezia Giulia, che comprendeva Trieste Gorizia Parenzo Zara e Udine, oltre il 60% dei consensi.
La ridefinizione della circoscrizione, che nelle elezioni precedenti ne vedeva presenti due nell’area (una comprendeva le aree della provincia di Udine assieme a quella di Belluno e l’altra Gorizia),  si era resa necessaria al fine di diluire il più possibile il peso delle forze antifasciste e quelle delle minoranze, slovena e croata, presenti nell’area che avevano trovato ampia rappresentanza nelle precedenti elezioni (a Gorizia furono eletti 4 parlamentari della minoranza slovena e 1 parlamentare comunista).
Il Fascismo adottò misure particolarmente dure nei confronti delle minoranze croata e slovena nel tentativo di imporre il predominio italiano sui territori ottenuti alla nazione col trattato di Rapallo del 1920.

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ANTIFASCISTI CIVIDALESI

Le violenze squadriste devastarono e incendiarono, a cominciare dal ’21, le istituzioni della sinistra e delle minoranze linguistiche slovena e croata. Nonostante la presenza di un significativo nucleo socialista e comunista, a Cividale questi episodi “si limitarono” a atti di intimidazione personale e a spedizioni che vedono i fascisti cividalesi impegnati in scorribande nel circondario e a Caporetto.
L’adozione di leggi eccezionali, dopo l’assassinio dell’onorevole Matteotti, determinò la completa instaurazione del regime.
Nel novembre 1925, presa a pretesto la partecipazione al fallito attentato al “duce” da parte dell’allora Presidente della locale Società Operaja Ettore Zanuttini, quest’ultima venne commisariata e diretta da personalità più affini al regime.
Negli anni in cui funzionò il Tribunale speciale fascista numerosi furono i friulani processati e tra di loro, a partire da Ettore Zanuttini condannato nel 1927 a otto anni e due mesi di carcere, vi furono anche i concittadini Canussio Umberto (assolto) che assieme a Del Fabro Pietro (che verrà invece condannato a 8 anni) che vennero accusati di aver celebrato la ricorrenza del 1° maggio 1930. Le indagini fasciste accertano l’esistenza dell’organizzazione comunista, con numerosi aderenti nello stabilimento “Estratti tannici”.
Sempre nel 1930 Amilcare Bier verrà condannato a 5 anni per appartenenza al PCd’I (emigrato combatterà poi in Francia con l’esercito di liberazione francese).
Nel 1932, organizzato dal PCd’I, si realizzò lo sciopero del lavoratori dell’Italcementi con l’apporto dei compagni Fiorese Giovanni, Bier Fermo, Calderini e Monfè Giuseppe, un evento memorabile per Cividale che sfociò con una manifestazione in Piazza del Duomo.  Quello stesso anno vengono arrestati e deferiti al Tribunale speciale 32 comunisti di Cividale e dei dintorni, uno di essi si suiciderà in carcere durante gli interogatori un altro morirà, sempre in carcere, in circostanze mai chiarite.
Nel 1934 si celebra il processo e, tra gli altri,  vengono condannati Edoardo Tosoratto “Odo” (7 anni), Fermo Bier (6 anni e 2 mesi), Giovanni Fiorese, Mario Lizzero “Andrea”  (6 anni), Nerino Sclausero, Adolfo Lanzardi (4 anni), Aldo Baolini “Ariosto”, Raffaello Bertoglio ed Egisto Varmo (3 anni). Complessivamente verranno arrestati e processati dal Tribunale Speciale e dalla Magistratura Ordinaria, con sentenze di vario genere 52 cividalesi (residenti all’epoca a Cividale)
Basta scorrere l’elenco nominativo dei condannati dal Tribunale speciale per capire il peso della repressione fascista sul confine orientale.
Alla fine della sua attività il Tribunale avrà comminato ai 4.596 condannati  42 pene di morte  (31 le effettivamente eseguite) 3 eragastoli e 27.752 anni 5 mesi e 19 giorni di carcere.

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RESISTENZA

La caduta del fascismo (25 luglio 1943) e il successivo Armistizio dell’8 settembre lasciano di fatto l’Italia spaccata in due: il meridione, dove si sono rifugiati il Governo e la Casa Reale, sotto l’occupazione anglo-americana, e il resto d’Italia, in balia dell’occupazione nazista, e sotto l’amministrazione della fantomatica Repubblica Sociale.
La nostra regione si trovò a occupare un ruolo strategico all’interno delle logiche naziste e perciò venne istituita (15 ottobre 1943) la Zona d’operazioni del Litorale adriatico (Adriatiches Künstenland) l’amministrazione politico-militare che mette nelle mani del Supremo commissario Friedrich Reiner i pieni poteri civili, militari e giudiziari, di fatto cancellando la sovranità italiana sulla zona.
Le crescenti necessità di approvvigionamento del fronte italiano da parte dei nazisti aveva in queste terre fondamentali vie di comunicazione che servivano ad approvvigionare il fronte italiano e quello balcanico.
Grazie alla sua collocazione geografica il Friuli orientale si trovava in una posizione di particolare favore per quanto riguarda il movimento resistenziale: già nell’ ottobre del 1942, ad opera di Mario Lizzero “Andrea”, si realizzano i primi contatti con la già operativa resistenza slovena. Tali premesse consentiranno nel marzo del 1943 di costituire, superando le resistenze allora presenti nel PCd’I, il primo distaccamento Garibaldi: la prima formazione partigiana d’Italia!
Dopo l’otto settembre tanti giovani si unirono alle formazioni partigiane che godevano dell’incondizionato aiuto della maggioranza delle popolazioni locali e, tra loro, numerosi furono i cividalesi molti dei quali con un ruolo di primo piano nelle organizzazioni resistenziali.
In quegli stessi anni un’ottantina di cividalesi risultano sotto il costante controllo delle forze di polizia, come risulta dal Casellario Politico Centrale e alcuni di loro dovranno, in occasione delle visite dei gerarchi e dello stesso Mussolini nel 1938, subire un periodo di carcerazione “preventiva” della durata commisurata all’importanza del gerarca (nel caso della visita del “duce” la carcerazione durò circa un mese e mezzo!).

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CADUTI

Contributo di Cividale alla Liberazione

n. Cognome  Nome Anni Professione Qualifica
1 ADAMI G.BATTA 18 CALZOLAIO PARTIGIANO
2 AGNOLA ARISTIDE 21 STUDENTE PARTIGIANO
3 AMERIO GIUSEPPE 48 SOTTOUFF. ALPINI MILITARE
4 ANZIL VIRGILIO 39 OPERAIO CIVILE
5 BAOLINI LUIGI 29 CONTADINO PARTIGIANO
6 BIER OLIVIERO 39 BRACCIANTE PARTIGIANO
7 BLASIGH RINO 21 SOTTOUFF. MARINA PARTIGIANO
8 BRONT ELIO 18 STUDENTE PARTIGIANO
9 BUSOLINI ETTORE 27 OPERAIO PARTIGIANO
10 CALDERINI ANSELMO 31 FORNAIO PARTIGIANO
11 CAPORALE ANTONIO 50 CONTADINO  CIVILE
12 CARUZZI RENZO 20 COMMESSO PARTIGIANO
13 CERNETTIG ANTONIO 28 BRACCIANTE MILITARE
14 CECCHINATO ENRICO 23 ARTIGIANO PARTIGIANO
15 CICUTTINI EMILIO 40 OPERAIO PARTIGIANO
16 COMIS AURELIO 37 NORCINO PARTIGIANO
17 COSTANTINI VITTORIO 29 CALZOLAIO PARTIGIANO
18 CUDICIO REMO 25 CALZOLAIO MILITARE
19 DEGANUTTI DARIO 15 OPERAIO CIVILE
20 DONATI OTTORINO 22 COMMESSO PARTIGIANO
21 D'ORLANDI ENZO 22 STUDENTE PARTIGIANO
22 DURIAVA LUIGI 78 CONTADINO CIVILE
23 DURLI' DANTE 26 OPERAIO PARTIGIANO
24 ENGRASSI PIO 36 OPERAIO PARTIGIANO
25 ERMACORA ROMANO 18 FORNAIO PARTIGIANO
26 FLOCCO LUIGI 21 OPERAIO PARTIGIANO
27 FURLAN ALDO 21 CONTADINO PARTIGIANO
28 FURLAN BRUNO 23 CONTADINO MILITARE
29 GARIBBA GIUSEPPE 32 MAGISTRATO PARTIGIANO
30 GIAMMATIO BRUNO 19 STUDENTE PARTIGIANO
31 GRITTI GIOVANNI 60 CUOCO CIVILE
32 LESA GINO 37 SOTTOUFF. CARABINIERI PARTIGIANO
33 MARGUTTI LUCIANO 27 OPERAIO PARTIGIANO
34 MARIONI GIOVANNI 19 CONTADINO PARTIGIANO
35 MATTALONI ANTONIO 20 CONTADINO PARTIGIANO
36 MAZZOCCA MANFREDI 26 LAUREATO MEDICO PARTIGIANO
COMMISSARIO DELLA BRIGATA "A.GRAMSCI"
37 MOSCHIONI LEONARDO 27 FALEGNAME PARTIGIANO
38 MOVIA ATTILIO 34 OPERAIO PARTIGIANO
39 MOVIGLIA DOMENICO 24 UFFICIALE E.I. MILITARE
40 MULLONI ALDO 24 FERROVIERE PARTIGIANO
LIBERAZIONE
DI CIVIDALE
41 MULLONI GINO 28  CONTADINO  MILITARE
42 NADALUTTI ERASMO 29 COMMERCIANTE  PARTIGIANO
43 PAOLUZZI GIUSEPPE 21  CONTADINO  CIVILE
44 PASSONI FIORAVANTE 24  FORESTALE  PARTIGIANO
45 PERRA PASQUALE 47 GUARDIA DI FINANZA PARTIGIANO
LIBERAZIONE
DI CIVIDALE
46 PICCOLI AMALIA 23  CASALINGA CIVILE
47 QUARINA DANTE 22 OPERAIO PATRIOTA
48 QUARINA PIO 25 OPERAIO PATRIOTA
49 RADI VLADIMIRO 34 ESERCENTE PARTIGIANO
50 RIEPPI ALFEO 24 CONTADINO PARTIGIANO
51 RIEPPI ANTONIO 24 MECCANICO CIVILE
52 RODARO ARMANDO 37 CONTADINO MILITARE
53 ROIATTI BRUNO 20 BARBIERE PARTIGIANO
54 RUTTAR ATTILI 28 OPERAIO PARTIGIANO - BRIGATA ITALIA JUGOSLAVIA
55 SCHÖNFELD-PICCOLI ELVIRA  68 CASALINGA CIVILE
56 SCLAUZERO NORINO 38 ARTIGIANO PARTIGIANO
57 SCOZIERO GIUSEPPE 23 FALEGNAME PARTIGIANO
58 SCOZIERO STANISLAO 35 OPERAIO PARTIGIANO
59 SCOZIERO UBALDO 20 COMMESSO PARTIGIANO
60 SNIDERO LUIGI 59 FALEGNAME CIVILE
61 STRAZZOLINI  MARIO 26 CONTADINO PARTIGIANO
LIBERAZIONE
DI CIVIDALE
62 STURAM GINO 29 OPERAIO PARTIGIANO
LIBERAZIONE
DI CIVIDALE
63 TEMPO ITALICO 40 BRACCIANTE CIVILE
64 TEMPORINI MARIO 20 OPERAIO MILITARE
65 TOSOLINI ADRIANO 16 CONTADINO CIVILE
66 TOSORATTO EDOARDO 37 DECORATORE PARTIGIANO
67 VALLAR SEVERINO 30 FALEGNAME CIVILE
68 ZANUTTIGH FRANCESCO 44 CONTADINO PARTIGIANO
LIBERAZIONE
DI CIVIDALE
69 ZANUTTO GIUSEPPE 23 CONTADINO MILITARE
70 ZOMPICCHIATTI AMEDEO 23 STUDENTE PARTIGIANO
71 ZORZETTIG ANTONIO 27 OPERAIO MILITARE
72 ZORZUTTI IVO 21 CONTADINO PARTIGIANO
73 ZUCCO LUIGI 19 CALZOLAIO PARTIGIANO

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I FUCILATI CAMPO SPORTIVO

Il mattino del 18 dicembre 1944 un plotone composto da repubblichini e nazisti al comando del fascista Antonio Bressan, per ordine dell’autorità germanica e su pressione dei stessi fascisti italiani, in quanto le numerose esecuzioni “clandestine” eseguite alle Fosse del Natisone sembravano non sortire l’effetto da loro voluto, esegue la fucilazione al campo sportivo di Cividale del Friuli di otto Partigiani:

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Bastiancig Rodolfo da Višnjevik (Go) di anni 32 – Compagnia Comando Bgr. “Picelli”
Terpin Stojan da Vipolže (Go) di anni 19 – Brigata “Picelli”
Marinic Anton da Dobrovo (Go) di anni 18 – Brigata “Picelli”
Pahor Franc da Opatje Selo (Go) di anni 20 – Brigata “Picelli”
Impalà Giacomo  da S. Lucia del Mele (Me) di anni 20 – Brigata “Picelli”
Faidutti Aldo da Saciletto (Ud) di anni 21 – Brigata di pianura Garibaldi “Fontanot”
Puntin Lodovico  da Aquileia (Ud) di anni 19 – Compagnia Comando Bgr. “Picelli”
Rocchetto Severino da Palazzolo dello Stella (Ud) di anni 18 – Brigata “Picelli”
 

I loro corpi restarono esposti per monito all popolazione. Solo per pietoso interessamento del Monsignor Liva, dopo due giorni, i cadaveri vengono da lì rimossi e sepolti nel terreno oltre la caserma digradante verso il fiume Natisone.
In loro memoria il campo sportivo è ora intitolato ai “Martiti della Libertà”

POESIA DI LUIGI RAIMONDI COMINESI

 IL CAMPO SPORTIVO (1988)

Dove ora veniamo a parlare
delle giovani vite perdute
passava sui fucilati, ridendo
sparando loro alla testa
un tenentino, un bravo ufficiale
della nera repubblica sociale.
- Ma come che ‘e s’ciopa ben
ste suche de i banditi taliani –
diceva ridendo, ridendo sparava.
Il Campo Sportivo di Cividale
era vuoto a quell’ora, in dicembre.
I colpi
scatenavano cornacchie maldicenti.
Ancora piangiamo lacrime scure.
Come di sangue.
Ssiiilenzio…

Il testo della poesia “Il campo sportivo (1988)” e la nota successiva, sono pubblicati nel capitolo “La mia vita e gli altri”,  pagine 104 e 105 del libro “Poesie di lotta e di speranza. Frammenti dal 1944 al 2009”, di Luigi Raimondi Cominesi, a cura di Pietro Angelillo.

La testimonianza su questa crudele esecuzione mi è stata rilasciata da Jadran Terpin, partigiano dell’ O.F. di Vipolce-Repubblica Slovena, fratello di Stojan, fucilato il 18 dicembre 1944 a Cividale con altri sette partigiani originari da Cormons, da Aquileia, da Palazzolo dello Stella, da Saciletto, due da Messina e due da altre località, ora nella Repubblica Slovena*.
La poesia è stata scritta nel 1988. Una recente versione “sperimentale”, non pubblicata, richiede un accompagnamento sonoro e ha delle mutazioni sul testo qui presentato. I cognomi di etnia “slava” dovrebbero essere corretti e trascritti nella loro forma originaria, anche perché, nella Repubblica Italiana, la “mescolanza” dei Caduti indica la internazionalità della Resistenza nelle nostre Zone, parti integranti della Nuova Europa Libera. Il padre di Terpin era nella Organizzazione Clandestina Antifascista Slovena, ancora prima del settembre 1943, quando Vipolce si chiamava Vipulzano e faceva parte della Provincia di Gorizia. Mario Fantini, che andava a comperare delle derrate alimentari per la Mensa Operai dei Cantieri di Monfalcone, si incontrò casualmente con i Terpin a causa di una ferita procuratagli dal ribaltamento del motocarro “pieno di ciliegie” acquistate nel Collio goriziano. Fu curato e cominciò a frequentare i Terpin. Fu così che ebbe i primi contatti con la Resistenza slovena, con l’O.F. Anche la famiglia di Mario Modotti fu sfollata a Vipulzano, per timore dei bombardamenti dei Cantieri di Monfalcone. Mario Fantini diventò il partigiano “Sasso”, poi Comandante della Divisione d’Assalto Garibaldi “Natisone” che combattè in Italia e in Slovenia. Mario Modotti fu, più tardi, “Tribuno” Comandante della Brigata unificata Ippolito Nievo A, formata da garibaldini e osovani, che combattè nella Valcellina e nella Val Còlvera. “Sasso” e “Tribuno” erano cognati, la moglie di “Sasso”, Gigia, aveva come nome di battaglia”Pietra”.

*A.G. Colonello, Opera citata, Eccidi di combattenti, Cividale.

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FOSSE DEL NATISONE

“Un pomeriggio del triste novembre 1943 mi trovavo sulla sponda opposta (sinistra) del Natisone, quando la mia attenzione fu attratta da uno spettacolo atroce: tre uomini, scortati da un plotone di soldati, usciti dalla caserma, discendevano quest’argine; furono addossati a questa scarpata; vidi i soldati imbracciare le armi, in un lampo tre corpi caddero; echeggiò nell’aria una scarica di fucileria.
L’impressione dolorosa di questo spettacolo mi colpì come una mazzata; ma fui vinto da un pensiero che come un raggio di luce improvvisamente balenante, mi colpì: dunque qualcuno lottava e cadeva, dunque non tutti gli uomini erano dominati da follia sanguinaria o dalla viltà.
Quando sembrava si dovesse disperare di tutti e di tutto; quando gli onesti giacevano sotto un incubo tremendo; quando l’odio folle e sanguinario sembrava dover fatalmente sommergere gli uomini in una fitta tenebra di schiavitù e di paura, c’era ancora qualcuno che teneva accesa la divina scintilla della libertà e della dignità umana”
Queste toccanti note del futuro comandante partigiano “Giovanni”, il Prof. Paolo Rieppi, descrivono con intensità una delle innumerevoli fucilazioni che avvennero dalla fine del 1943 fino alla fine della guerra nel 1945 dietro l’attuale caserma “Francescatto” in località chiamata dal popolo “Cjamp des Verzis”.
Nel 1978 lo studio di Giuseppe Jacolutti “Sella” consegnerà alla storia ciò che si conosce delle fucilazioni e descriverà quella zona come le “Fosse del Natisone”. A liberazione avvenuta furono esumate, alle “Fosse” 105 salme di fucilati dalla barbarie nazi-fascista. Solo la minima parte di queste venne identificata. Non si conosce il numero esatto delle vittime.
Il luogo è ogni anno meta della Commemorazione che il Comune di Cividale del Friuli, Medaglia d’Argento per i fatti della Resistenza, organizza nel mese di dicembre.

Le Fosse del Natisone di Giuseppe Jacolutti 

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DECORAZIONI

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Manfredi Mazzocca “Tordo” Medaglia d’Oro
Rino Blasigh “Franco” Medaglia d’Argento
Gino Lizzero “Ettore” Medaglia d’Argento
Mario Lizzero “Andrea” Medaglia d’Argento
Attilio Ruttar Medaglia d’Argento
Edoardo Tosoratto “Odo” Medaglia d’Argento
Giuseppe Garibba - Medaglia d'Argento
Anselmo Calderini “Ivan” primo caduto partigiano della provincia

1 Promozione militare per merito partigiano
1 Encomio solenne
1 Croce di Guerra al V.M. per merito partigiano
116 Deportati o internati nei lager nazisti (tra gli altri ricordiamo la partigiana Ines Pinosio, Orsolina Angeli e le concittadine Amalia e Elvira Piccoli).
207 Partigiani combattenti decorati di Croce di Guerra al merito
134 Patrioti

Cividale custodisce inoltre il ricordo del sacrificio di:
105 Vittime, Partigiani, Militari, Civili fucilati alle Fosse del Natisone
8 Partigiani fucilati al Campo Sportivo
1 Partigiano seviziato e trucidato in via Gemona
12 Partigiani di cui 6 cividalesi caduti nelle cinque giornate di combattimenti per la Liberazione della Città

Medaglia d’Argento al Valor Militare alla Città di Cividale del Friuli

“Accogliendo l’appello del C.L.N.A.I. che, il 14 giugno 1944, invitava gli italiani a passare decisamente all’azione, le brigate partigiane operanti tra il Natisone e il Torre, costituirono la Zona libera orientale del Friuli, comprendente i sei comuni di Attimis, Faedis, Lusevera, Nimis, Taipana, Torreano, nonché le frazioni di Povoletto e di Tarcento.
Le formazioni partigiane avevano l’appoggio delle popolazioni locali e di quelle di Cividale che, per la sua tradizione patriottica e antifascista, assecondava con entusiasmo i combattenti impegnati a realizzare e a difendere, nelle regione, di fatto annessa al Terzo Reich, un lembo di Patria italiana.
Tale impegno costò dolorosi sacrifici di vite umane, indicibili disagi per i reparti del C.V.L. e per le popolazioni locali, che assistettero ad eccidi, incendi di interi paesi, a saccheggi e ad indiscriminate deportazioni.
I quattrocentoquattro caduti, partigiani e civili, sono il prezzo pagato.
Fin dal settembre 1943, la Città di Cividale sorresse ed alimentò con i suoi figli migliori, gli sforzi generosi dei reparti partigiani fino alla vittoriosa insurrezione popolare della primavera 1945.

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UNA NOTA PER WIKIPEDIA

Si deve ricordare la tradizione antifascista di Cividale che, anche negli anni di massimo consenso al Regime registrò l'attività di gruppi di antifascisti e di singoli individui, alcuni dei quali arrestati e processati dal Tribunale Speciale per la Sicurezza dello Stato (vedi pubblicazione “Aula IV” Ed. La Pietra 1976).
Nell'epoca nella quale ormai si delineava la sconfitta dell'Italia maturò la volontà, in singoli individui, di opporsi più concretamente al Regime fascista. Si formarono così i primi gruppi, formati da poche persone, che si unirono alla Resistenza slovena, già attiva nel territorio a causa delle violente repressioni operate dal Regime fascista contro quella minoranza linguistica presente in forma massiccia sul territorio nazionale e maggioritaria in quelle zone, a seguito della ridefinizione dei confini col trattato di Rapallo del 1920. A questo proposito è bene ricordare che alla Resistenza jugoslava aderirono, già prima dell'settembre 1943, cittadini italiani di lingua slovena, croata ma anche italiana. Il 15 settembre 1943 infatti, alle pendici del Monte Corada, pochi chilometri da Cividale, avvenne il giuramento della prima Brigata partigiana d'Italia, giuramento avvenuto assieme alla Soška Brigada slovena. A seguito della caduta del fascismo la città venne occupata dalle forze naziste diventando parte a tutti gli effetti della Zona d'Operazioni del Litorale Adriatico o OZAK acronimo di Operationszone Adriatisches Küstenland) sotto la diretta amministrazione dello Stato nazista. Fu quindi sede di un gruppo corazzato delle SS Karstjäger.
Assieme ai nazisti operavano in città e nel circondario i reparti della RSI del Reggimento Tagliamento e del Battaglione Mussolini con funzione anti-partigiana di stanza nel territorio dell'attuale Repubblica di Slovenia. Nell'agosto del 1944 i partigiani della Garibaldi, assieme ai partigiani dell'Osoppo, liberarono i comuni limitrofi di Attimis, Nimis, Faedis, Taipana, Torreano e Lusevera dando vita all'esperienza della Zona Libera del Friuli Orientale poi rioccupata dai nazifascisti a fine settembre dello stesso anno. La repressione fu brutale con l'incendio di alcuni paesi e l'uccisione di inermi cittadini. Per tali ragioni il Comune di Cividale del Friuli è stato insignito di Medaglia d'Argento al Valor Militare.
Cividale del Friuli fu successivamente interamente liberata dalle forze partigiane garibaldine e osovane. A far parte di queste ultime furono, incorporati alcuni elementi del Reggimento Tagliamento impegnati in funzione anti-partigiana nella valle dell'Isonzo fino a pochi giorni prima (28-29 aprile 1945).
Tra i riconoscimenti, oltre alla Medaglia d'Argento conferita alla Città si devono ricordare la Medaglia d'Oro al Valor Militare concessa a Manfredi Mazzocca “Tordo” Commissario della Brigata “Antonio Gramsci” della divisione d'assalto “Garibaldi – Natisone” e le 6 Medaglie d'Argento al Valor Militare conferite a Mario Lizzero “Andrea” Commissario del gruppo Divisioni Garibaldi “Friuli”, Gino Lizzero “Ettore” Capo di Stato Maggiore della Divisione d'Assalto “Garibaldi-Natisone”, Rino Blasigh “Franco”, Attilio Ruttar, Edoardo Tosoratto e al magistrato-partigiano Giuseppe Garribba.
È inoltre necessario ricordare il sacrificio pagato dalla Città per la Liberazione: 73 caduti Partigiani cividalesi; 105 civili, militari, partigiani fucilati dai nazi-fascisti alle “Fosse del Natisone”; 8 Partigiani, di cui 3 di nazionalità slovena, fucilati al campo sportivo “Martiri della Libertà”; 119 cividalesi deportati nei campi di sterminio nazisti, 80 cividalesi schedati nel Casellario politico centrale dello Stato.
Il giorno 1º maggio 1945 Cividale del Friuli fu completamente liberata dalle forze garibaldine, osovane e slovene del Briško-beneški odred unità facente parte dell'alleato Esercito di Liberazione Jugoslavo (ENVOJ). Il giorno successivo, provenienti da Udine fecero il loro ingresso in città le truppe alleate anglo-americane (neozelandesi) le quali proseguirono quindi lungo la valle del Natisone e dell'Isonzo verso l'Austria. Il Comitato di Liberazione Nazionale, CLN cittadino, affidò l'amministrazione della Città all'Avvocato Giovanni Brosadola, Sindaco della Liberazione.