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ANPI
Cividale del Friuli

appunti sul
Reggimento Alpini Tagliamento

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Cividale, dopo l’8 settembre 1943, fu occupata dai tedeschi già in data 15 settembre 1943 (nota 1) e rivestì, fin da subito, un importante ruolo nello scacchiere militare e repressivo dell’occupatore nazi-fascista divenendo non solo sede di comando militare ma anche sede di apparato di polizia repressivo, di una scuola di formazione per ufficiali e sottoufficiali dei reparti collaborazionisti e sede di un reggimento di cavalleria cosacca composto da due battaglioni (nota 2).
A Cividale, dal settembre 1944 (nota
3), era stanziata la 24. Waffen Gebirgs Karstjäger Division delle SS che si macchiò, di concerto con i “repubblichini” (nota 4) alle loro dipendenze, di fucilazioni e torture consumatesi sull’intero territorio friulano e sloveno (nota 5).
A Cividale le fucilazioni avvenivano sul muro esterno dell’ex caserma “Principe di Piemonte” mentre anche la caserma “Lanfranco-Zucchi” fungeva da luogo di detenzione. Ma non solo, nel periodo finale della guerra, Cividale acquisì particolare interesse per l’ipotizzato trasferimento in zona del comando di divisionale della X. MAS (nota gennaio 1945), del comando di Globocnik e del governo di Salò (nota marzo 1945 (nota
6).
A Cividale aveva sede, per un periodo, anche la Compagnia Comando del “Reggimento alpini Tagliamento” (nota
7) di cui è bene ricordare la genesi.
Dopo l’8 settembre 1943 il console Ermacora Zuliani, iscritto al PNF dal 1920, squadrista, Marcia su Roma, Sciarpa littorio, Volontario in Spagna (nota dove si merita alcune medaglie), Console della MVSN, già Podestà di Magnano in Riviera (nota sua città natale), Segretario del locale Fascio, membro della federazione fascista dal 1926, membro del Direttorio Federale, combattente in Russia con la 63 Legione CC.NN. “Tagliamento”, dopo aver rassicurato del suo appoggio
l’occupante tedesco riceve il salvacondotto da parte del Comando delle truppe germaniche del Feldmaresciallo Kesserling di Frascati, dove si trovava, per raggiungere Udine (nota
8).
A Udine, in data 17 settembre 1943, attingendo ai residui della 63° e 55° Legione CC.NN. (nota
9) costituisce il “Gruppo Tagliamento” della Milizia (nota 10) della consistenza di circa 500 uomini: il reparto svolge azioni di polizia al comando dello Standartenführer der SS und Polizei di Udine (nota 11). Si tratta quindi di un reparto di polizia al soldo dell’occupante tedesco e proveniente, non da un reparto alpino dell’esercito ma dai residui delle Legioni di CC.NN. impiegate nell’aggressione all’URSS e dalle quali deriva anche la dicitura “Tagliamento”.
Questa formazione militare collaborazionista, non è da confondersi con il battaglione alpini “Val Tagliamento” dell’esercito impiegato sul fronte grecoalbanese e balcanico. Il battaglione mantenne la denominazione “Val Tagliamento” fino al suo rientro in Friuli, nel luglio del 1943, poi la variò in “Tolmezzo” (nota reparto alpino dell’esercito decimato nella campagna di aggressione all’Unione sovietica nel gennaio dello stesso anno). Il battaglione alpino “Val Tagliamento”, in seno alla Brigata alpina Julia, fu poi ricostituito, nell’esercito della Repubblica italiana, il 1 luglio 1963.
Il 17 novembre 1943, Globocnik, Comandante superiore delle SS e della Polizia per Operationszone Adriatisches Küstenland, già supervisore per i campi di sterminio polacchi di Belzec, Sobibor e Treblinka (nota
12) ordina di modificare la denominazione di “Gruppo Tagliamento” in “Reggimento Volontari Friulani Tagliamento” (nota 13).
A seguito della chiamata obbligatoria alle armi per le classi 1923, 1924 e 1925 firmato il 22 febbraio 1944 e diffuso il 5 marzo 1944 (nota
14) dal Commissario supremo dell’Operationszone Adriatisches Küstenland Reiner, il “Reggimento Volontari Friulani Tagliamento” mutò la propria denominazione in “Reggimento Alpini Tagliamento”. In virtù del bando obbligatorio raggiunse la consistenza di tre battaglioni formati da circa 450 uomini ciascuno (nota 15). C’è da dire comunque che gli esiti di queste misure di costrizione non ottengono il risultato sperato in termini di mobilitazione (nota 16).
Dal 24 aprile 1944, il Comando del Reggimento, insieme alla Compagnia Comando Regimentale, ai reparti amministrativi e di supporto si trasferì da Udine a Cividale. (nota vedi nota 1)
Il Reggimento si distinse in azioni di repressione anti partigiana soprattutto nella zona di Tolmino, oltre naturalmente ad essere ben a conoscenza delle numerose fucilazioni nella caserma di Cividale (nota
17). Il calante consenso verso il nazi-fascismo però esponeva il reparto a numerose diserzioni (nota se ne registrano 56 nel solo giorno del 2 luglio 1944) tant'è che il 26 luglio, Zuliani, propose al Comandante tedesco delle SS Tauss a Tolmino quella che doveva essere la misura della ritorsione verso tre traditori che avevano collaborato con i Partigiani nell'agguato a un comandante di una sua compagnia ed erano poi fuggiti dall'unita: si trattava di bruciare le loro case, fucilare un uomo per ogni famiglia e incarcerare gli altri membri della famiglia (nota 18).
Il Console della Milizia Zuliani il 16 dicembre 1944 diventa Colonnello dell'esercito della RSI con decorrenza settembre 1943 (nota
19).
Arriviamo agli ultimi giorni di guerra, tralasciando l'uccisione e la deportazione in Germania di Partigiani e civili, italiani e stranieri, avvenuta nei lunghi mesi della collaborazione di questo Reggimento col nemico, allorché due dei tre battaglioni del Reggimento dalla Val Baccia e dall'alto Isonzo muovono, siamo nella notte del 28 aprile 1945 (nota
20), per raggiungere il giorno successivo la località di Spignon.
Nella notte tra il 30 aprile e il 1 maggio i due battaglioni si sistemano nel Istituto Orfani di Rubignacco frazione di Cividale del Friuli. Tre giorni prima il 27 aprile, su iniziativa dello stesso Zuliani (nota che aveva contatti con i vertici dell'Osoppo), vista l'inevitabilita della sconfitta, si tenne un incontro a San Pietro al Natisone con i rappresentati Partigiani dell'Osoppo e della Garibaldi nel quale si concordava lo scioglimento del reparto e la consegna delle armi (nota
21). Di fatto uomini e armi non furono mai consegnati ai garibaldini e il grosso della formazione rimase acquartierato all’Istituto Orfani (nota 22).
Un reparto del Reggimento (173 uomini) (nota
23), a liberazione della città quasi completata, inquadrato con i partigiani dell’Osoppo e insieme ai garibaldini, collaborò alla resa degli ultimi tedeschi asserragliati nella caserma “Principe di Piemonte”. Forti della comune militanza, valida fino a poche ore prima, il Tenente Squadrelli del disciolto “Reggimento Alpini Tagliamento” chiede di parlamentare col comandante tedesco, ma i tedeschi non vogliono arrendersi senza combattere per cui “si concordò di arrendersi dopo una scaramuccia” (nota 24) che comunque fece delle vittime, Gino Sturam (garibaldino) e Luciano Della Pietra, ma consentì anche ai “tedeschi”, di fatto, di prendere ulteriore tempo per distruggere gli incartamenti, le carte compromettenti che avrebbero fatto maggior luce sulle numerose fucilazioni, di cui a tutt’oggi si ignora la reale consistenza, e sulla collaborazione tra tedeschi e fascisti.
Ermacora Zuliani viene arrestato ed è uno dei numerosissimi fascisti che già nel 1946 per grazia dell’amnistia Togliatti è libero.
Il suo foglio matricolare riporta, in data 9 giugno 1945, l’annotazione di collocazione in congedo con decorrenza 8 settembre 1943 in quanto aderente alla RSI.
Il Reggimento alpini Tagliamento, che non mi risulta sia un reparto riconosciuto dalla Repubblica Italiana e neppure dall’ANA ha compiuto atrocità verso partigiani e civili contribuendo a mandarne parecchi anche nei campi di prigionia dell’alleata Germania nazista. Tutt’ora si fregiano, nel loro labaro, che scimmiotta quello degli alpini, di tre croci di guerra con tanto di svastica nazista.
E’, a mio avviso, un disonore per gli alpini.
Il 2 maggio 1955, quando ancora molti Partigiani erano discriminati e sotto processo con l’accusa di “Tradimento”, Ermacora Zuliani viene nominato Capitano “con anzianità assoluta e decorrenza degli assegni dal 1 gennaio 1943” e il 5 settembre 1955 gli viene conferita la qualifica di 1° Capitano con decorrenza 1 gennaio 1955 (nota
25)
Alla Liberazione di Cividale parteciparono anche elementi dell’Osoppo la quale (nota sono le parole del prof, Paolo Rieppi comandante delle SAP che liberarono Cividale) “aveva una consistenza molto esigua. Quel giorno alla sfilata (nota dopo la liberazione della città) ci saranno stati una ventina di osovani” (nota
26) la qual cosa corrisponde a tutte le relazioni e memorie dell’epoca a partire da quella di Don Antonio Cuffolo (nota 27).
Il prof. Rieppi chiarisce ulteriormente: “quando il 2 maggio è sfilata per Cividale anche l’Osoppo, con in testa il comandante della VII Brigata vidi, dietro di loro, venivano anche militi repubblichini con il fazzoletto verde”. E’ chiara l’operazione di uno dei fondatori di Gladio: dimostrare una consistenza numerica maggiore della realtà per impressionare. Non solo ma lo stesso Tarciso Petracco riferisce: “Aveva (Zuliani) 350 uomini a San Pietro, ai quali dovevano aggiungersi gli altri due battaglioni del suo reggimento “Tagliamento”, i 400 di Tolmino e Caporetto: per un “no” (all’accordo con l’Osoppo - NdA) in quel momento saremmo rimasti i 25 che eravamo;”(nota
28)
L’inquadramento d’interi reparti fascisti nelle file partigiane era espressamente vietato dalle disposizioni del CVL e del CLNAI come pure era impossibile la qualifica di Partigiano o Patriota a qualsiasi appartenente di questo reggimento collaborazionista (nota
29).
Inoltre, a dispetto della concordata “scaramuccia” alla caserma, vi fu un caduto Partigiano e un caduto per la Libertà, ex milite del Reggimento Tagliamento, che l’Osoppo mette tra i suoi caduti Partigiani (nota cosa non possibile in base al citato Decreto legislativo Luogotenenziale del 21 agosto 1945, n. 51) (nota
30).
Lo sfregio è che i fascisti del “Tagliamento” lo mettono, questo giovane disgraziato Della Pietra, tra i caduti della RSI (nota
31) , il 1 maggio quando il Reggimento è di fatto sciolto da almeno tre giorni e si combatte contro i tedeschi asserragliati nella caserma mentre, agli effetti dell’art. 8 del già citato Decreto legislativo Luogotenenziale del 21 agosto 1945, n. 51, è da considerarsi un caduto per la lotta di Liberazione (nota 32).
In conclusione c’è da rilevare che, come in altri casi che riguardano le vicende del confine orientale, le due storiografie “di confine” sembrano non dialogare (nota
33).
C’è da rilevare infatti la presenza, nei giorni della liberazione anche dei partigiani sloveni dell’O.F. presenza testimoniata da Giuseppe Osgnach “Josko” (nota
34), Isidoro Pauletig (nota 35), Paolo Petricig (nota 36), Mario Ellero (nota 37) e da Franjo Bavec (nota 38).
Restano quindi, a mio avviso da indagare, sulla vicenda, direttamente le fonti slovene. In ogni caso non si registrano atti di violenza contro la popolazione e neppure tensioni tra formazioni partigiane di vario orientamento (nota fatta salva la “normale” diffidenza) del resto le testimonianze fotografiche di quei giorni mostrano partigiani sloveni, osovani e garibaldini e popolazione civile presenti alla cerimonia d’accoglienza del Sindaco Brosadola al I° Governatore inglese in un contesto completamente sereno.
Si sorvola in questa fase a tutte le domande e contraddizioni che nascono dalla lettura delle varie versioni/testimonianze e complessivamente dall’intera vicenda a partire dalla legittimità dell’operazione compiuta dalla Osoppo ad opera dei sui rappresentanti locali Specogna, Petracco, Cicuttini nell’accordarsi con i collaborazionisti della “Tagliamento”, non arrestando i graduati, lasciando (nota e anzi sollecitando) gli uomini a mantenere le divise, lasciando che riconosciuti criminali (nota Banda Spollero) si dileguassero, non rispettando gli accordi con i garibaldini (spartizione armi - NdA). Ricordiamo che questi accordi, Tagliamento-Osoppo, secondo Tarcisio Petracco, erano già stati definiti il 18 aprile 1945 e che le brigate partigiane garibaldine combattevano già duramente per la liberazione della Città dal 28 aprile.

Luciano Marcolini Provenza

note:

1 Stefano Di Giusto – Operationszone Adriatisches Küstenland Udine Gorizia Trieste Pola Fiume e Lubiana durante l’occupazione tedesca 1943 – 1945” – IFSML – 2005 p. 50: “Sempre il 12 settembre un gruppo della 71.Inf.Div. venne invito verso Cividale, dove era segnalata la presenza di formazioni partigiane jugoslave che la sera dell’11 avevano assalito un campo di prigionieri. Il giorno 13 vi furono scontri a est di Udine tra partigiani e reparti tedeschi, appoggiati anche qui da unità non identificate della Divisione “Julia”; probabilmente le forze tedesche appartenevano alla 11. Kp./Gren.Rgt. 191 dell’Hauptmann Karl Offschany, che il 15 settembre era Ortskommandant (nota comandante di presidio) di Cividale, e forse alla 1. Kp./Pi.Btl. 171, anch’essa presente a
Cividale nei giorni successivi.” Giuseppe Jacolutti – “Fosse del Natisone” – a cura dell’Amministrazione comunale della Città di Cividale del Friuli – 1978 pp. 16-17 (nota proclama del 15 settembre 1943);
2 Stefano Di Giusto – Operationszone Adriatisches Küstenland Udine Gorizia Trieste Pola Fiume e Lubiana durante l’occupazione tedesca 1943 – 1945” – IFSML – 2005 p. 188: “Dal Leitstab für landeseigene Verbände dipendevano anche le varie scuole per i reparti collaborazionisti (Landschutzschule) disclocate a Udine, Ugovizza, Palmanova, Cividale, Gorizia (di cui una per i Domobranci), Trieste (di cui una per Domobranci, trasferita temporaneamente alla fine del 1944 a Postumia), Duino, Pola, Parenzo, Pisino, Fiume e Sušak (nota quest’ultima probabilmente per il personale croato). Quelle di Duino e Cividale (almeno) erano delle Landschutzführerschule, formavano cioè ufficiali e sottoufficiali.” Ferenc Tone – “La polizia tedesca nella zona d’Operazioni “Litorale Adriatico” 1943 – 1945” – in Storia Contemporanea in Friuli – n.10 1979 p.60
3 Stefano Di Giusto – op. citata. - p. 491
4 Stefano Di Giusto – Operationszone Adriatisches Küstenland Udine Gorizia Trieste Pola Fiume e Lubiana durante l’occupazione tedesca 1943 – 1945” – IFSML – 2005 p. 199: “E’ opportuno sottolineare che nessun reparto italiano presente nell’OZAK (nota Operationszone Adriatisches Küstenland ndr) operò mai autonomamente o alle dipendenze di un reparto italiano, ma sempre sotto il controllo tedesco.”;
Fabio Verardo – I processi per collaborazionismo in Friuli La Corte d’Assise Straordinaria di Udine (nota 1945-1947) – Franco Angeli - 2018 - Vedi appendice A
5 Stefano Di Giusto – Operationszone Adriatisches Küstenland Udine Gorizia Trieste Pola Fiume e Lubiana durante l’occupazione tedesca 1943 – 1945” – IFSML – 2005 pp. 113-114: “Dalla sera del 5 ottobre e durante il giorno successivo reparti della 162(nota turk.). InfDiv., tra cui in particolare l’Inf.Rgt. 314, effettuarono la loro prima
azione anti-partigiana, l’Unternehemen Felix, condotta nella valle del Natisone da Cividale a Tiglio; si trattò di un’azione svolta prevalentemente a fini di addestramento, il cui bilancio fu tuttavia di 88 partigiani caduti e 78 prigionieri, con 6 caduti e 12 feriti tra i tedeschi.”; Fabio Verardo – I processi per collaborazionismo in Friuli La Corte d’Assise Straordinaria di Udine (nota 1945-1947) – Franco Angeli - 2018 - Vedi appendice B;
6 Stefano Di Giusto – Operationszone Adriatisches Küstenland Udine Gorizia Trieste Pola Fiume e Lubiana durante l’occupazione tedesca 1943 – 1945” – IFSML – 2005 p.415: “ Lo stesso 19 gennaio 1945, in concomitanza con l’inizio dell’attacco partigiano su Tarnova, un ordine dell’HSSPF OZAK – Führungsstab (nota für Bandenbekämpfung) a firma di Globocnik affidò alla Divisione X. MAS il compito di garantire la sicurezza nelle
valli del Natisone e dell’Isonzo …” p. 611: “All’inizio di marzo venne inoltre presa la decisione di creare una Hauptbefehlstelle (nota posto principale di comando) per Globocnik a Cividale. Come si è detto alla base di questa decisione vi erano probabilmente i precedenti preparativi (nota poi interrotti) per ospitare in quella zona Mussolini e il suo governo. Con tutta probabilità anche il trasferimento del comando di Globocnik a Cividale non andò oltre la fase di pianificazione.”
7 Diario Storico – Militare 17 settembre 1943 – 24 gennaio 1945” – Aviani & Aviani editori – 2010 - Ripreso anche in:
Stefano Di Giusto – Operationszone Adriatisches Küstenland Udine Gorizia Trieste Pola Fiume e Lubiana durante l’occupazione tedesca 1943 – 1945” – IFSML – 2005 - p. 222;
Carlo Cucut - “Penne Nere sul confine orientale – Storia del Reggimento Alpini “Tagliamento” 1943 - 1945” – Ed. Marvia – 2008 - p.54;
Vedi appendice B;
8 Aldo Mansutti “Un Soldato da ricordare tra la grande guerra, Spagna, Russia e Alpini della RSI” – Aviani & Aviani editori – 2012 - p.136;
9 Stefano Di Giusto – op. citata – p.205
10 Stefano Di Giusto – Operationszone Adriatisches Küstenland Udine Gorizia Trieste Pola Fiume e Lubiana
durante l’occupazione tedesca 1943 – 1945” – IFSML – 2005 - p. 205;
11 La carta intestata del comandante Zuliani riportava infatti la seguente dicitura: “Landschutzmann Polizei Freiwillingen Battalion “Udine”” cortesia prof. Flavio Fabbroni;
12 Siegfried J. Pucher – Il nazista di Trieste. Vita e crimini di Odilo Globocnik, l’uomo che inventò Treblinka – Beit – 2011;
13 Stefano Di Giusto – Operationszone Adriatisches Küstenland Udine Gorizia Trieste Pola Fiume e Lubiana durante l’occupazione tedesca 1943 – 1945” – IFSML – 2005 pp.217-228
14 Roberto Spazzali – “Adriatische Küstenland: la politica della mobilitazione al servizio obbligatorio del lavoro – Qualestoria n1/2 – aprile-agosto 1995
15 Da notare la solerzia con la quale Zuliani si premura (è proprio il caso di sottolinearlo) di sollecitare al rispetto dell’emanando bando, come risulta da questa lettera inoltrata al podestà del Comune di Pordenone: “A mezzo dell’ufficiale latore della presente Vi invio alcuni ordini di richiamo obbligatorio relativi ai giovani delle classi 1923 e 1924, emanati dall’Alto Comando delle “SS”.
Vi prego vivamente di appoggiare con tutti i mezzi a Vostra disposizione il compito affidato all’Ufficiale predetto, affinché l’ordine di richiamo abbia esecuzione entro e non oltre la data stabilita 23.2.1944 (data aggiunta a mano - NdA) … Per Vostra norma Vi faccio presente che dovrò riferire all’Alto Comando delle “SS” circa la collaborazione offerta dai Podestà in questa contingenza.” Movimento di Liberazione in Friuli 1900/1950 p.214 – cortesia Kersevan
16 Roberto Spazzali – “Adriatische Küstenland: la politica della mobilitazione al servizio obbligatorio del lavoro – Qualestoria n1/2 – aprile-agosto 1995: “Complessivamente gli esiti della mobilitazione non sono soddisfacenti per il sovrapporsi di iniziative diverse e perfino concorrenziali all’interno delle stesse forze di occupazione, che si disputavano il poco personale disponibile. In quei primi giorni di marzo, mentre si avviava la chiamata delle tre classi di leva, parte la precettazione dei membri della Guardia civica e vengono distribuite le convocazioni per i lavoratori volontari della Todt.”
17 Giuseppe Jacolutti – Fosse del Natisone – a cura dell’amministrazione comunale della città di Cividale del Friuli – Tipografia Filacorda – Udine 1978
18 Ferenc Tone – “La polizia tedesca nella zona d’Operazioni “Litorale Adriatico” 1943 – 1945” – in Storia Contemporanea in Friuli – n.10 1979 p. 92
19 Aldo Mansutti “Un Soldato da ricordare tra la grande guerra, Spagna, Russia e Alpini della RSI” – Aviani & Aviani editori – 2012 p. 134 – Vedi TABELLA EQUIPARATIVA GRADI in appendice;
20 Carlo Cucut - “Penne Nere sul confine orientale – Storia del Reggimento Alpini “Tagliamento” 1943 - 1945” – Ed. Marvia – 2008 – p. 141: “28 aprile 1945 – Il Comando del Reggimento dirama l’ordine ai reparti distaccati nella val Baccia e nella valle dell’Isonzo e lungo la ferrovia Trieste-Fiume, di raggiungere il Reggimento a San Pietro al Natisone”.
21 Aprile ’75 – Monumento alla Resistenza – Città di Cividale del Friuli – Tip. Filacorda p.30; Testimonianza a firma Aldo Specogna “Repe” Com.te della VII Brigata “O.F.”: “Il 27 aprile 1945 le forze repubblichine, ed il 29 quelle cosacche, operanti nella zona a fianco dei tedeschi, si arrendevano.Il 1° maggio le forze della VII brigata “Osoppo-Friuli” e le formazioni GAP della “Garibaldi” combattono al rugo Emiliano contro colonne tedesche in ritirata su Caporetto, e dinanzi alla caserma “Principe di Piemonte”, ora “Francescatto”, sede del comando tedesco di Cividale.”
Storia Contemporanea in Friuli – n°13 Anno XII – 1982 p. 40; Testimonianza di Luigi Grion “Furore”: “A San Pietro al Natisone “trovavano la caserma con il Tricolore e i militari col fazzoletto verde. Gli osovani garantiscono loro che gli alpini sono stati in stretto contatto con loro e che quindi devono essere considerati partigiani. Si discute.
Un attacco tedesco durante la stessa giornata interrompe gli incontri e costringe i reparti partigiani ad abbandonare San Pietro; i partigiani sono seguiti degli Alpini dell’8° (sig!). In montagna a sera e l’indomani continuavano le trattative per la resa degli alpini: i garibaldini pretendono di aver loro consegnati almeno gli ufficiali che guidarono i reparti alpini nei rastrellamenti durante l’inverno e la primavera e bruciarono numerosi paesi nella zona. Nei loro confronti doveva essere iniziato un giudizio. Gli osovani rifiutano questo, non solo, ma fanno fuggire gli ufficiali incriminati.”
22 Tarcisio Petracco – La lotta partigiana al confine orientale (nota la bicicletta della libertà) – Ribis editore; Relazione comandante Paolo Rieppi “Giovanni” sulla liberazione di Cividale – Archivio ANPI – Cividale del Friuli;
23 Domenico Pittioni – La guerra fredda ai confini orientali d’italia – Campanotto Editore Udine – 1989 – p. 235
“(nota Il Gazzettino ndr) 6 novembre (nota 1951 ndr): Si è affermato che la settima Brigata Osoppo aveva assorbito nei propri reparti 173 repubblichini del battaglione Tagliamento. Questo intervento è stato come una sassata, ma non ha lasciato grande traccia agli effetti processuali, se non per il clamore che ha suscitato. L’avvocato della parte civile ha chiesto che la Corte impedisse all’avvocato della difesa di fare affermazioni false e ingiuriose e ha precisato che si trattò di una formazione di alpini del battaglione Tagliamento, accampata a S. Pietro al Natisone, la quale, essendo il 25 aprile, fatta più insistente la pressione slovena, finì con l’accedere alle richieste della
Osoppo, tendente a fare un fronte unico per impedire l’invasione slava della zona".
24 Guido Aviani Fulvio – 2 e 3 maggio 1945 Cividale liberata… e storia di un amore – Arti Grafiche Fulvio – 2009 p. 9; Carlo Cucut - “Penne Nere sul confine orientale – Storia del Reggimento Alpini “Tagliamento” 1943 - 1945” – Ed. Marvia – 2008 – pp. 142-143: “I Tedeschi, circa 150 uomini, si sono asserragliati nella caserma “Principe Umberto” e non intendono arrendersi ai partigiani, ma attendere l’arrivo degli Alleati. Viene formata una Compagnia di formazione al comando del Ten. Squadrelli che si porta presso la caserma e chiede di conferire con il comandante tedesco, spiegando che è inutile resistere ad oltranza e che per assicurare l’italianità (a un tedesco? - NdA) di Cividale è necessario che questa sia liberata da reparti militari italiani, prima che lo facciano i Titini, che stanno già entrando nei sobborghi cittadini. Dopo poco tempo il Ten. Squadrelli esce dalla caserma scuotendo la testa, fa attestare il reparto e dopo pochi minuti ordina l’attacco sotto il fuoco di copertura del pezzo da 47/32. In un battibaleno la caserma è conquistata e i Tedeschi sono condotti prigionieri a Rubignacco, per poi essere consegnati agli Alleati.”
25 Aldo Mansutti “Un Soldato da ricordare tra la grande guerra, Spagna, Russia e Alpini della RSI” – Aviani & Aviani editori – 2012;
26 AIFSML, Fondo Porzus, Busta 4, Fasc.12, p.550V. (nota cortesia Kersevan)
27 Anton Cuffolo – “Moj dnevnik – La seconda guerra mondiale vista e vissuta nel “focolaio” della canonica di Lasiz” – a cura Giorgio Banchig – Most edizioni – 2013 - Vedi appendice D;
28 Tarcisio Petracco – La lotta partigiana al confine orientale (nota la bicicletta della libertà) – Ribis editore – pp. 135-136
29 Il CLNAI, in data 13 aprile 1945 diramò le disposizioni di cui in appendice E;
30 AA.VV. – Caduti, Dispersi e Vittime civili dei Comuni della Regione Friuli-Venezia Giulia nella seconda guerra mondiale – Provincia di Udine – 1987-1988 p.788;
31 Vedi appendice ESTRATTO TABELLA CADUTI;
32 Decreto legislativo Luogotenenziale del 21 agosto 1945, n. 51:
“Art. 8. E' riconosciuta la qualifica di caduto per la lotta di liberazione:
-------1) ai caduti in azioni partigiane, o per ferite contratte in azioni partigiane, o per malattia
---------- contratta in servizio partigiano;
-------2) agli assassinati dai nazi-fascisti perché prigionieri politici, o quali ostaggi, o per
-----------rappresaglia;
-------3) ai prigionieri politici morti per i maltrattamenti subiti in carcere od in campo di
-----------concentramento.”
33 Gorazd Bajc – Un esempio di incomunicabilità storiografica sul confine orientale – Il ruolo controverso del IV Battaglione sloveno nella difesa della Zona libera del Friuli orientale – in estate–autunno 1944. La zona libera partigiana del Friuli orientale – a cura di Alberto Buvoli e Andrea Zannini – il Mulino 2016;
34 Giuseppe Osgnach “Josko” - “il Matajur e la sua gente – una vita una lotta da ricordare” – Editoriale Stampa Triestina Spa – Trieste 1982;
35 Isidoro Pauletig – Memoriale a don Marino Qualizza del 5/3/1979 p.5/6 in Faustino Nazzi – Alle origini della Gladio” – La Patrie dal Friul – 1996;
36 Paolo Petricig – Per un pugno di terra slava – Editoriale Stampa Triestina Spa – Trieste – 1988 pp.63-64-65
37 Mario Ellero – Testimonianza – Archivio ANPI Cividale del Friuli;
38 Franjo Bavec “Branko” – Na zahodnih mejah 1945 – Operativni šrab 9. Korpusa za zapadno Primorsko (nota november 1944 – maj 1945) pp. 293-294 pp.316-319;

appendice:

A
Fabio Verardo – I processi per collaborazionismo in Friuli La Corte d’Assise Straordinaria di Udine (1945-1947) – Franco Angeli - 2018 - Pagg. 32-33
“Un ulteriore elemento fondamentale per comprendere gli sviluppi successivi dell’ordinamento legislativo si rintraccia nell’articolo 5 che codificava i reati relativi all’attività illecita fascista successiva all’armistizio dell’8 settembre 1943. I crimini fascisti vennero inquadrati nella categoria del collaborazionismo con il nemico, il «tedesco invasore»:
Chiunque, posteriormente all’8 settembre 1943, abbia commesso o commetta delitti contro la fedeltà e la difesa militare dello Stato, con qualunque forma di intelligenza o corrispondenza o collaborazione col tedesco invasore, di aiuto o di assistenza a esso prestata, è punito a norma delle disposizioni del Codice penale militare di guerra.
Con questa norma si stabiliva la base giuridica per perseguire i crimini di collaborazionismo e i delitti contro la fedeltà e la difesa militare dello Stato facendo riferimento principalmente all’articolo 51 Aiuto al nemico, all’articolo 54 Intelligenza o corrispondenza con il nemico e all’articolo 58 Aiuto al nemico nei suoi disegni politici del CPMG; tali reati prevedevano pene severe che contemplavano anche la condanna capitale”

B
A questo proposito è interessante quanto contenuto nello studio di Fabio Verardo – I processi per collaborazionismo in Friuli La Corte d’Assise Straordinaria di Udine (1945-1947) – Franco Angeli - 2018 - pp. 131-132-133:
“L’equiparazione fra i partigiani italiani e jugoslavi avvenne nel clima che caratterizzò le settimane successive alla liberazione, un clima di esaltazione per la fine del conflitto che, contestualmente, conservava inalterate le tensioni montate nel corso della guerra e causate dai
rapporti non sempre distesi e collaborativi fra le resistenze italiane (nelle diverse articolazioni) e jugoslave. In tale contesto non vanno ignorate le violenze e i rancori causati dal conflitto e dallo scontro nazionale, le rivendicazioni territoriali jugoslave sull’Istria, la Venezia Giulia e su alcune zone del Friuli, la questione aperta per il destino di Trieste e l’aperto anticomunismo di parte della Resistenza friulana. A questo va sommato il fatto che molti episodi portati a giudizio
riguardavano territori ancora nominalmente italiani che nella guerra avevano visto la presenza esclusiva del movimento di liberazione jugoslavo e che, dopo la liberazione, erano stati occupati dalle truppe del maresciallo Tito.
Le cause che portarono a definire l’equiparazione fra i partigiani jugoslavi e italiani vanno rintracciate dunque in fattori diversi. In prima istanza questa spinta corrispose al desiderio di definire l’unità tra le forze resistenziali anche sul piano internazionale, caratterizzando la lotta di liberazione come intento comune e condiviso dalle due componenti; in un certo senso questo elemento rappresentava il superamento della politica di repressione operata dal regime su queste regioni per tutto il ventennio. Anche in campo giudiziario si cercò dunque di creare un equilibro fra le componenti della Resistenza che, da parte italiana, era prezioso soprattutto nella zona di confine e nei territori che erano stati italiani, ma che avevano visto la presenza
preponderante e in taluni casi esclusiva delle forza partigiane jugoslave.
La scelta di operare un’equiparazione presuppose anche motivazioni di ordine giudiziario e politico riferite specificatamente al contesto friulano. Nell’azione inquirente si rintraccia la volontà di non ridurre né di far passare sotto silenzio le responsabilità di quanti combatterono nei reparti collaborazionisti – ed erano in molti – contro i partigiani sloveni e italiani sul confine orientale; di frequente la strategia difensiva di questi imputati faceva leva sul fatto di aver operato militarmente solo contro i reparti sloveni, soggetti non previsti nelle leggi italiane. Va considerato che in un contesto fluttuante e in circostanze sfumate quali quelle in cui operarono i reparti fascisti e tedeschi nel Friuli orientale era spesso difficile stabilire la nazionalità dei partigiani con i quali avvennero gli scontri.
Il primo riferimento all’equiparazione fra partigiani italiani e jugoslavi fu contenuto nel procedimento contro Guerrino Chiarandini, un sottufficiale accusato di aver ostacolato con varie azioni i partigiani nelle zone di Attimis e Tolmino, compiendo violenze contro le persone
arrestate. Fatta luce sulla sussistenza del reato di collaborazionismo poiché l’imputato aveva preso parte ad azioni militari «allo scopo di annientare l’attaccante, e quindi allo scopo di distruggere o comunque di [ostacolare] la reazione avversaria che si opponeva alle forze dello
invasore germanico», si fece riferimento all’azione esercitata contro la forze della Resistenza che si opponevano ai tedeschi e si stabilì che gli attacchi condotti erano diretti a far allontanare i partigiani dalla loro zona di insediamento. Sulla base di queste affermazioni si procedette
all’equiparazione fra le diverse componenti nazionali che presero parte alla lotta di liberazione definendo che l’obiettivo comune che animava il loro impegno fosse sconfiggere i tedeschi e tutti i loro alleati. La parificazione fu motivata con il riferimento all’italianità delle zone nelle quali avvennero gli scontri e all’insufficienza di elementi – aspetto questo discutibile – che dimostrassero la nazionalità non italiana dei combattenti che operarono in loco:
La distinzione poi tra i partigiani italiani o sloveni non interessa, poiché innanzitutto non è provato che fossero di altre nazionalità; la zona di Tolmino comunque era zona italiana e gli intendimenti degli appartenenti a tali reparti di volontari era comune, cioè di abbattere
l’invasore tedesco e di colpire con le disposizioni di legge in esame, i reparti italiani che all’invasore stesso hanno dato il loro aiuto.”

C
Diario Storico – Militare 17 settembre 1943 – 24 gennaio 1945” – Aviani & Aviani editori – 2010 - Ripreso anche in:
Stefano Di Giusto – Operationszone Adriatisches Küstenland Udine Gorizia Trieste Pola Fiume e Lubiana durante l’occupazione tedesca 1943 – 1945” – IFSML – 2005 p. 222;
“5 aprile (1944 ndr) – Perviene ordine dal Comando tedesco di Polizia di formare col Reggimento uno sbarramento di sicurezza sulla linea Prepotto – Saga – Tarvisio mediante presidi disposti in singoli settori. La linea di difesa Tarcento, Nimis, Attimis, Faedis viene avanzata con la formazione dei presidi di Lusevera, Monteaperta, Taipana, Forame, Canal di Grivò. Il Comando del II battaglione si trasferisce da Tarcento a Faedis, A Faedis le compagnie bersaglieri vengono sostituite con la 6. Compagnia alpini (già 7. alpini). Al III battaglione viene assegnata come sede Cividale con presidi a Ponte San Quirino, Azzida, San Pietro, Tiglio, Pulfero, Loch. Al I battaglione è assegnata la sede di comando a Saga coi presidi di Stupizza, Robis, Ternova, Serpenizza e Saga.
Al Comando di Reggimento è stabilita sede in Cividale. Rimangono occupati dalla Wehrmacht tedesca Cividale, San Pietro, Creda, Caporetto, Plezzo, Chiusa di Plezzo, Bretto di Sotto, Bretto di Mezzo, Tarvisio.
La dislocazione del Reggimento deve essere completata entro il 15 del mese di aprile.
Vanno allegate all’Ordine per lo sbarramento anche le Norme per i presidi. Il compito di questi è la tutela delle vie di comunicazione che deve essere effettuata con pattuglie e colla costituzione di fortificazioni a tutela dei presidi stessi e la difesa in caso di attacco. Dell’ Ordine e delle Norme viene data copia ai comandi di Battaglione e agli Uffici. Al capitano Botteri è dato ordine di fare una ricognizione e di predisporre perché lo schieramento del suo battaglione sia compiuto in due
o tre giorni al massimo.
---------– Su relazione del comando del distaccamento di Nimis si trasmette al comando delle SS il ---------referto di tali Luigi e Giacomo Cucchiaro da Gemona, i quali, mentre tornavano con un carico ---------di fieno da Platischis, in Campo Boscis, sono stati privati dei muli da tre partigiani armati di ---------fucile automatico e bombe.
---------– B) – Si segnala alle SS un’anonima pervenuta al distaccamento di Attimis, nettamente ---------provocatoria . così concepita:
---------“Venite a prenderci se avete fegato. Siamo i richiamati di Savorgnano del Torre, Attimis,
---------Faedis, Racchiuso e compagnia. Vi sfidiamo voi e quei porci di tedeschi. Viva il ---------bolscevismo”.
Qui è interessante anche notare, a fine testo, le segnalazioni inviate alle SS a ulteriore conferma del ruolo di Polizia, al soldo dell’occupatore tedesco, svolto dal Reggimento.

D
Anton Cuffolo – “Moj dnevnik – La seconda guerra mondiale vista e vissuta nel “focolaio” della canonica di Lasiz” – a cura Giorgio Banchig – Most edizioni – 2013

Eccidio Civili (18 aprile 1945) p. 523
“ALTRI DUE DELITTI DEI REPUBBLICHINI A S.PIETRO
Si è venuti a sapere che due sere fa gli alpini di S. Pietro hanno ucciso un povero padre di famiglia delle parti di Savogna, mentre ritornava da Cividale, dove era stato a fare provviste di viveri. Si dice che l’abbiano ucciso per pura spavalderia in odio agli sloveni. Oggi poi hanno
prelevato un povero giovanotto delle parti di Savogna, che non aveva nulla a che fare coi partigiani, l’hanno condotto a S. Pietro e l’hanno ucciso. Nessuno può capire perché.”

Resa del Reggimento (28 aprile 1945) – pp. 528 – 530 – 531 – 533
SI ARRENDE ANCHE LA “REPUBBLICA” DI SAN PIETRO
I repubblichini alpini di S. Pietro sono rimasti come senza testa e non sanno come “liquidarsi” dopo tanti eroismi. I partigiani sloveni e garibaldini si sono mossi a pietà di loro e sono andati ad invitarli perché cedessero le armi e andassero con loro, ma si sono mossi a pietà anche i nostri osoppani ed a mezzo del cappellano (Don Francesco Venuti - NdA) sono invitati a passare agli osoppani. I poveretti si trovano come l’asino di Bertoldo, non sanno da che parte mangiare il fieno, mentre garibaldini ed osoppani se li contendono. Non sono riuscito a sapere la conclusione, so soltanto che sono passati armi e bagagli alla destra del Natisone e si sono acquartierati a Spignon. I fedelissimi hanno tenuto duro fino all’ultimo e finalmente hanno dovuto decidersi a tradire anche i tedeschi! I quali tedeschi furono furenti e minacciarono oggi il finimondo a S. Pietro tanto che perfino il cappellano, che aveva fatto da sensale, ha dovuto ecclissarsi e riparare a Lasiz.
p. 528

- 30 aprile 1945
LA TRAGEDIA DEGLI ALPINI REPUBBLICHINI
Piove che Dio la manda. A suo di pioggia ed a piedi, le ultime speranze dei tedeschi, i fedelissimi alpini costituenti i presidi di protezione dei tedeschi della conca di Caporetto e Tolmino, stanchi, sfiniti, bagnati fino alla pelle si ritirano con tutte le armi lungo la nazionale.
Non sapendo cosa li aspetta a Cividale, temendo di essere spinti verso la Germania dai tedeschi in ritirata, a Pulfero deviano per il ponte e vengono a finirla a Lasiz ed a Tarcetta.
E’ un battaglione intero, circa 800 persone, bene equipaggiate ed armate con armi tedesche di ultimo tipo. Hanno molti bagagli personali, molte casse di roba, razziata durante i saccheggi punitivi da quelle parti, molti carretti da battaglione, muli, cavalli e qualche autocarro. A loro
sono accodati molti civili del Friuli che dai repubblichini e tedeschi erano stati confinati a Tolmino e venivano sfruttati per lavori.”
pp. 530-531

IL COMANDANTE DEL BATTAGLIONE IN CANONICA
Il comandante del battaglione, maggiore Grossi Alessandro*, ha chiesto ospitalità in canonica.
Con lui c’è anche sua moglie, signora Bonfanti, figlia del medico di Tarcento, ed una sua scorta personale di quattro figuri friulani che mettono paura a guardarli. La canonica, che durante la guerra è stata tante volte rifugio di fuggiaschi, è interamente occupata da questa nuova classe sociale: il cappellano di S. Pietro, il maggiore con sua moglie, 4 sgherri e parecchi civili ex internati oriundi dalla Carnia e da Pontebba. Tutti bisognosi. Per cui fuoco accelerato per asciugarli, brulè per riscaldarli, caffè, pane polenta, salame, ecc., per rianimarli. Così per tutte le case di Lasiz e Tarcetta.
Il maggiore m’ha dato l’impressione di essere un buon uomo, ma era estremamente abbattuto, smarrito, incerto, tanto che la povera moglie, donna coraggiosa ed energica, temeva che desse di volta il cervello. Ho saputo che a Tolmino aveva parlamentato coi partigiani sloveni ed aveva ottenuto di poter uscire e ritirarsi verso il Friuli, col battaglione , senza essere molestato.” p. 531
* Probabilmente si tratta di Guglielmo Grossi Comandante del I battaglione “Isonzo”

IL FAMOSO S. TERRORE DEL MAGGIORE
Ho capito che il povero maggiore doveva ballare come gli suonava una “Klapa” (gruppo - NdA) dei suoi alpini, capeggiati dal famoso S., che era il fiduciario dei tedeschi. Questa “banda” di delinquenti, quando il ,aggiore era sceso a patti coi partigiani, morse i freni e S. disse che il
maggiore era traditore e che doveva collaborare coi tedeschi fino alla fine e non tradirli quando più avevano bisogno di lui. S. s’è ecclissato con alcuni dei fedeli ed ora il maggiore vive sotto l’incubo di essere assasinato da quel delinquente – ragione per cui tiene con sé la scorta
pronta a difenderlo in caso di assalto. pp. 532-533

S. SI FA VIVO
Verso sera è giunta la notizia che un sergente repubblichino ha ucciso presso la borgata di Tiglio un uomo anziano delle parti di Caporetto, che ritornava da Cividale.
“E’ un nuovo delitto di S.”, ha detto il maggiore impallidendo. S. è un delinquente oriundo dalle parti di C. Era nelle formazioni osoppane, sciolte le quali dopo i fatti di Nimis, era passato ai repubblichini quale fiduciario dei tedeschi. Uomo violento e crudele, ha commesso molti
delitti nel goriziano e nel tolminese.”
p. 533 Liberazione di Cividale, i partigiani, gli inglesi – pp. 533-535-536-537

- 1 maggio 1944
SI SALVI CHI PUO’
Il battaglione s’è molto assotigliato, ufficiali e soldati s’erano prrovisti di vestiti borghesi ed erano spariti verso il Friuli senza neppure avvertire il maggiore. Anche quelli della scorta s’erano muniti di giacche e cappelli borghesi pronti a figurare partigiani. Il cappellano del battaglione non s’è fatto vedere, ma era salito a Spignon già ieri sera.
Il maggiore era indeciso sul da farsi. Ad ogni buon conto la signora m’ha pregato di tenere i loro bagagli che poi col tempo manderebbe a prendere.” p. 534

“I NOSTRI EROI ALLA PROVA
Le nostre “Fiamme verdi” giravano per i nostri paesi col loro bravo fucile ed un paio di pallottole in tasca, felici che sia venuta la loro ora e superbi di mostrarsi… mobilitati. Man mano che la colonna tedesca avanzava (proveniente da Cividale ndr), Lasiz si riempiva di questi arditi guerrieri, ritiratisi prudentemente da Bicis, Tarcetta, ecc. Quando da Tiglio pallottole di mitra e granate cominciavano a fischiare anche sopra Lasiz e facevano volare tegole, questi guerrieri in extremis se la sono data a gambe levate su per la montagna riparando a Pegliano ed a Spignon. Di lassù sono scesi per la montagna Mladesiena e Monte dei Bovi a Cividale, già sgombra di tedeschi ed occupata da partigiani ed Alleati (probabilmente intende gli jugoslavi - NdA), da Cividale sono ritornati vittoriosi a casa con i trofei dei cenci, armi, cavalli, ecc. saccheggiati nelle caserme lasciate dai tedeschi. Questi saranno nella storia i vittoriosi reduci!”
p. 535

- 2 maggio 1945
ARRIVANO GLI INGLESI
Ieri Cividale è stata occupata da partigiani sloveni e garibaldini, entrati dalla Valle del Natisone e da Rualis, e da osoppani aumentati da ex repubblichini entrati da Rubignacco.
Poche vittime; le due formazioni partigiane si guardavano in cagnesco e, se non avessero avuto paura degli inglesi, si sarebbero azzuffati tra di loro. Gli osoppani ottengono che accanto alla bandiera slovena venga issata anche quella italiana.
Alle ore 10 arriva su per la nazionale una piccola colonna di carri armati e si ferma a Brischis.
La gente li ha presi per tedeschi in ritirata ed è fuggita. Quando si è accorta che sono inglesi,
ha cominciato ad accorrere da tutti i paesi ed a fraternizzare con loro. I giovanotti di Lasiz sono saliti sul campanile ed hanno cominciato a scampanottare. Gli inglesi hanno mostrato di gradire il saluto ed hanno risposto con raffiche di mitragliatrice.
Verso mezzogiorno è cominciata la sfilata di carri armati, autoblindo, cannoni e soprattutto jeep verso Caporetto, dfilata che è continuata ininterrotta per tutta la giornata ed anche di notte. Siamo corsi a Pulfero ed abbiamo assistito allo spettacolo. Ogni jeep porta 3-4 soldati che rispondono ai saluti della folla sorridendo. Che armamenti! Armi. Carri armati, ecc. dei tedeschi sono giocattolini in confronto. Tutta la gente è a Pulfero, solo certi pulferini se ne stanno tappati nelle case e non mostrano il muso per paura che la gente rida in faccia a loro che fino a ieri erano sicuri della vittoria tedesca. Li irrita ancor di più la bandiera issata sul municipio e quei due partigiani che piantonano il municipio. Per fortuna le osterie sono senza una goccia di vino. pp. 536-537

- 3 maggio 1945
CONTINUA IL PASSAGGIO DEGLI INGLESI
Ieri sera abbiamo assistito ad uno spettacolo fantastico. La valle era illuminata a giorno da potentissimi fari degli automezzi inglesi che per tutta la notte hanno sfilato verso l’Austria.
Anche oggi la sfilata continua. Sono passate decine di migliaia di automessi. Si calcola che perogni 3-4 soldati inglesi ci sia un automezzo. p. 537

E
Franco Catalano – Storia del comitato di liberazione nazionale alta italia – Bompiani – 1956
pp. 395 – 396;
“Il Comitato i Liberazione Nazionale per l’Alta Italia, delegato dal Governo italiano, decreta:
1)La lotta intrapresa contro le formazioni militari nazifasciste va continuata fino alla loro resa senza condizioni. All’atto della resa le formazioni nazifasciste devono consegnare, oltre alle armi, tutti i gli altri mezzi e materiali di cui sono dotate.
2) Senza eccezione, tutte le formazioni armate che abbiano servito la cosiddetta “repubblica sociale italiana” devono essere disciolte e disarmate. Sotto nessun pretesto – anche quando esse si dichiarassero pronte a passare al servizio del CLN – tali formazioni possono essere impiegate per servizi di qualsiasi natura. Gli individui già appartenenti alle formazioni militari fasciste, i quali, dopo lo scioglimento di esse, vengono catturati armati, vanno passati per le armi.
3) I militari dell’esercito fascista (ad eccezione degli ufficiali e dei sottoufficiali) che prestano servizio obbligatorio (richiamati o di leva) e che si arrendono a norma dell’art. 1, vanno lasciati in libertà. Se constino responsabilità per delitti previsti dalle disposizioni vigenti, devono essere internati. Gli ufficiali e i sottoufficiali vanno internati.
4) Tutti senza eccezione, gli ufficiali, i sottoufficiali e i soldati aoppartenenti a formazioni militari volontarie fasciste (Brigate Nere, Muti, GNR, X Mas, Corpi di polizia, ecc.) una volta disarmati, devono essere internati, essendo necessario accertare le loro responsabilità.
La custodia di questi gruppi deve essere assai rigorosa ed eseguita con forze sufficienti per impedire evasioni e liberazioni di massa.
5) Gli ufficiali e soldati tedeschi che si arrendono, secondo quanto previsto dall’ art. 1, vanno trattati come prigionieri di guerra e consegnati agli Alleati appena possibile.”

RACCOLTA LEGGI E DECRETI STATO ITALIANO
DECRETO LEGISLATIVO LUOGOTENENZIALE 21 agosto 1945, n. 518
“Art. 7.
È riconosciuta la qualifica di partigiano combattente:
1) ai decorati al valore per attività, partigiana;
2) a coloro che sono stati feriti dal nemico in combattimento o feriti in dipendenza della loro attività partigiana;
3 - a) a coloro che a nord della linea Gotica, hanno militato per almeno tre mesi in una formazione armata partigiana o gappista regolarmente inquadrata nelle forze riconosciute e dipendenti dal C.V.L. e che abbiano partecipato ad almeno tre azioni di guerra a di sabotaggio;
b) a coloro che a sud della linea Gotica hanno militato per almeno tre mesi in una formazione armata partigiana o gappista regolarmente inquadrata nelle forze riconosciute e dipendenti dal C.L.N. e che abbiano partecipato a tre azioni di guerra o di sabotaggio;
4 - a) agli appartenenti alle formazioni S.A.P. che, a nord della linea Gotica, abbiano un periodo minino di appartenenza di sei mesi e possano dimostrate di aver partecipato almeno a tre azioni di guerra o di sabotaggio;
b) agli appartenenti, a sud della linea Gotica, alle formazioni armate cittadine riconosciute dal C.L.N. che abbiano un periodo minimo di appartenenza di tre mesi e possono dimostrare di aver partecipato almeno a tre azioni di guerra o di sabotaggio;
c) a coloro che, a sud della linea Gotica, pur non avendo fatto parte di formazioni inquadrate dal C.L.N., hanno militato per un periodo di tre mesi in formazioni partigiane o squadre cittadine indipendenti e che possono documentare di aver partecipato ad almeno tre azioni di guerra o di sabotaggio;
5 - a) coloro che hanno fatto parte, a nord della linea Gotica, per un periodo di sei mesi di un comando o di un servizio di comando (informazioni, avio-lanci, intendenza, ecc.) inquadrati nell'attività del C.V.L.;
b) a coloro che hanno fatto parte, a sud della linea Gotica, per un periodo di tre mesi di un comando di un servizio di comando (informazioni, avio-lanci, intendenza, ecc.) inquadrati nell'attività del C.L.N.;
c) a coloro che, a sud della linea Gotica, pur non avendo fatto parte di formazioni inquadrate nel C.L.N., possono documentare di avere appartenuto per un periodo di tre mesi ad un comando o ad un servizio di comando (in formazioni, avio-lanci, intendenza, ecc.) di formazioni partigiane o squadre cittadine indipendenti;
6) a coloro che sono rimasti in carcere, al confino od in campo di concentramento per oltre tre mesi in seguito a cattura da parte di nazi-fascisti per attività partigiana;
7) a coloro che, a nord o a sud della linea Gotica hanno svolto attività ed azioni di particolare importanza a giudizio delle Commissioni.”
“Art. 10.
È riconosciuta la qualifica di patriota a tutti coloro che, non rientrando nelle categorie di cui ai precedenti articoli, hanno tuttavia collaborato o contribuito attivamente alla lotta di liberazione, sia militando nelle formazioni partigiane per un periodo minore di quello previsto, sia prestando costante e notevole aiuto alle formazioni partigiane.”

Tabella equiparativa gradi
Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale (M.V.S.N.) - Esercito

-camicia nera o milite -soldato
-camicia nera scelta -caporale
-vice capo squadra -caporal maggiore
-capo squadra -sergente
-1° capo squadra -sergente maggiore
-aiutante -maresciallo ordinario
-aiutante capo -maresciallo capo
-1° aiutante -maresciallo maggiore
-sottocapomanipolo -sottotenente
-capomanipolo -tenente
-centurione -capitano
-seniore -maggiore
-1° seniore -tenente colonnello
-console -colonnello
-console generale -generale di brigata
-luogotenente generale -generale di divisione


Estratto albo caduti

ESTRATTO DA ALBO CADUTI A CURA IFSML


ESTRATTO DA ALBO CADUTI RSI

Della Pietra Giovanni

17/12/94
Comeglians
Serg. GNR-MDT 5^Rgt 22/7/44, Osp.Udine (fer. 14/7 Comeglians) 
Della Pietra Luciano Manlio

19/9/23,
Croazia
Alp. RGT Tagliam.2^Btg. Vip.aggr. CCL da PL 1/5/45, Cividale UD cbt slavi-incid.d.tedesc.
Della Pietra Luigi

13/1/26,
Comeglians
Alp. RGT Alpini Tagliamento 2^Btg.Vipacco 1/5/45, Cividale UD dopo cbt con slavi
Della Pietra Ugo

18/1/03,
Comeglian
s
Vol. CRI-4^Centro Mobil.PD, farmacista 21/4/44, Socchieve- Ampezzo UD (agg.)

(notare il doppio inserimento con dati errati e con motivazione della morte falsa)
da:
https://www.fondazionersi.org/caduti/AlboCaduti2019.pdf
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