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ANPI
Cividale del Friuli

gli anni bui della Slavia:
l'omicidio a Ponteacco di Andrea Jussa

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Il 31 luglio 1949 a Ponteacco fu ucciso Andrea Jussa (Andrej Juša), ex partigiano e segretario a San Pietro al Natisone del Fronte Democratico degli Sloveni, organizzazione politica che operò nel II dopoguerra principalmente nel Goriziano e nella parte orientale della provincia di Udine.
Andrea Jussa al momento della morte aveva 36 anni, era padre di Sara, una bambina di 10 anni, ed era spostato con Anna Mauro.
Jussa era andato sulla riva del Natisone in prossimità del paese di Ponteacco per prendere del pesce quando al suo indirizzo furono diretti numerosi colpi di pistola (probabilmente sparati da un revolver) provenienti dall’altro lato del fiume. Il suo corpo fu recuperato il giorno dopo e il punto in cui fu ucciso è contrassegnato da una lapide in suo ricordo.
Prima di morire gridò un nome, probabilmente quello dell’assassino, che però non fu mai individuato. Secondo alcuni è probabile l’assassino fosse un ex membro della famigerata Banda Spollero che, durante l’ultimo periodo della II Guerra Mondiale aveva operato nelle Valli del Natisone e nella zona di Caporetto al servizio dei tedeschi.
Questo tragico episodio avvenne in un contesto drammatico per gli sloveni delle Valli del Natisone nell’immediato dopoguerra; non mancarono pestaggi spesso cosi violenti da compromettere in modo permanente la salute delle vittime, frequenti erano le minacce diurne e notturne e non mancarono omicidi politici.
La paura era diffusa perché i tricoloristi italiani presenti nel territorio esercitavano una pressione violenta non solo su chi immaginava una annessione della Benecija alla Jugoslavia, ma anche su chi voleva difendere i diritti della minoranza slovena e ambiva a dare agli sloveni una rappresentanza democratica nelle istituzioni.
Il clima era reso ancora più teso dalla presenza di persone del luogo legate ai servizi segreti che non sopportavano la presenza degli sloveni e facevano di tutto per allontanarli.
Le persone al centro delle attenzioni erano controllate e seguite nei loro movimenti e si difendevano come potevano, nascondendosi in caso di pericolo e dormendo in luoghi sicuri.
Le violenze contro gli sloveni erano cominciate poco prima della fine della guerra quando una formazione del Reggimento Alpini Tagliamento (collaborazionisti con i tedeschi e autori di numerose violenze nella zona di Caporetto), arrivata a Ponteacco, assassinò un fabbro omonimo di Celio Manig, corriere partigiano e diffusore di volantini pro Resistenza e filojugoslavi.
Fra gli atti di violenza dobbiamo ricordare la distruzione da parte dei tricoloristi della sede di San Pietro al Natisone del Fonte Democratico degli Sloveni. Era inaccettabile la presenza di una organizzazione politica slovena ed era ancora più inaccettabile che la sede si trovasse sulla strada principale. A un primo assalto fece seguito, in un secondo momento, l’incendio della sede. Oggi l’edificio che ospitò sede del Fronte Democratico non c’è più e al suo posto, vicino alla fermata dell’autobus posta presso la via che accede a Borgo San Pietro, sorge un prato con il monumento ai caduti in guerra.
Sulla morte di Andrea Jussa calò una cappa di silenzio e gli stessi paesani non volevano parlare di quelle vicende non solo con gli “estranei”, ma nemmeno con i familiari e con i giovani che, avendo sentito parlare di quei fatti, negli anni successivi volevano saperne di più.
Chi chiedeva qualcosa spesso si sentiva rispondere che era una vicenda passata, che bisognava guardare al futuro, che era meglio non sapere, che in fondo la vittima se l’era cercata, …
Anche i familiari, che sapevano, non parlavano.
Le indagini ufficiali trascurarono completamente la pista politica privilegiando quella della vendetta personale o delle vendette interne al movimento partigiano. Tentativi di depistaggio che non portarono da nessuna parte e le stesse indagini non ebbero alcun esito.
Oggi per conoscere qualche dettaglio in più della vicenda e del contesto in cui essa si è svolta bisogna leggere i diari di don Antonio Cuffolo e i libri di Faustino Nazzi, Paolo Petricig e Natale Zuanella.
La campagna antislovena nel nostro territorio, nel II dopoguerra, è stata più forte e aggressiva che durante il fascismo. Durante il fascismo ci furono minacce ai sacerdoti sloveni, imposizione dell’uso dell’italiano durante le cerimonie religiose, la minaccia del confino, ma non aggressioni fisiche violente o omicidi. Dopo la II Guerra Mondiale la situazione peggiorò decisamente e gli autori delle violenze antislovene furono principalmente altri valligiani che, con il supporto di organizzazioni segrete (Organizzazione O, Gladio), crearono una forte frattura nella comunità.
Un articolo a firma di Stojan Speti, pubblicato alcuni anni or sono e passato sotto silenzio anche a causa della pandemia da Covid, segnalava che nel corso dei lavori della Commissione parlamentare Mitrokhin emersero dei documenti che rivelavano un piano di eliminazione di comunisti delle Valli delle Valli del Natisone, di elementi filosloveni e addirittura del clero sloveno da compiersi nelle prime fasi del colpo di stato progettato dal generale De Lorenzo. I piani prevedevano addirittura alcuni omicidi che sarebbero dovuti avvenire con il camuffamento degli esecutori in modo da far cadere le responsabilità sugli jugoslavi.
Mentre in molte parti di Italia si ergevano monumenti in memoria della Resistenza e dei suoi caduti, qui da noi si uccideva Danilo Trusgnach uno dei fondatori della Beneška eta e i componenti di questa formazione partigiana erano portati a processo. Da noi la Resistenza venne demonizzata e vennero commemorati e onorati, come in un mondo alla rovescia, le formazioni collaborazioniste tanto che ancora oggi a Spignon si rende onore alla divisione repubblichina Alpini Tagliamento e a Cividale si organizza provocatoriamente una manifestazione presso un cippo che ricorda i partigiani caduti per la liberazione di Cividale.
Chi era sloveno o era stato partigiano dovette in molti casi andarsene via chi li aveva osteggiati spesso fece carriera e ottenne benefici.

Nota: il testo riportato sopra riassume quanto emerso nel corso dell'incontro svoltosi presso l'ISK di San Pietro al Natisone il giorno 11 ottobre 2023 in cui è stato presentato l'articolo "un omicidio (politico) nella Benecija nell'estate del 1949".
Qui di seguito proponiamo all'attenzione dei lettori l'articolo originale (in sloveno) curato curato da Erika Jazbar e pubblicato sulla rivista Mladika (n. 6-7 del 2023).